Langer, Mandela, Berlinguer, La Pira… alla Leopolda non me li vedo proprio. Da Renzi una toppa peggiore dello strappo

sabato, 22 novembre 2014

Peggio il rattoppo che il buco. La lettera a “Repubblica” con cui Matteo Renzi cerca di ridimensionare la portata della sua contrapposizione a sinistra, è stucchevole; vale solo a evidenziare la difficoltà in cui la protesta sociale diffusa sta rinchiudendolo. L’unico argomento concreto portato da Renzi per rivendicare la sua appartenenza alla sinistra, è anch’esso un espediente tattico e verticistico compiuto con un blitz: l’adesione da lui patrocinata del Pd al Partito socialista europeo. Col senno di poi, una specie di travestimento. Aggiungiamogli pure la preferenza per il bipartitismo rispetto al proporzionalismo, anche se lui il partito sta cercando di farlo diventare di centro pigliatutto.
Ma dove la lettera di Renzi a “La Repubblica” diventa davvero stucchevole, è quando in una maldestra imitazione veltroniana si costruisce una improbabile galleria degli antenati come garanzia del suo legame con la sinistra. Francamente non me li vedo Enrico Berlinguer, Nelson Mandela, Giuseppe La Pira seduti a un tavolo della Leopolda per fare da contorno al leaderino in ascesa. Quanto poi al mio amico Alexander Langer (a proposito, lo ricorderemo lunedì prossimo a Bergamo in un incontro pubblico promosso dalle Acli) lasciatemi dire che siamo proprio su pianeti diversi per linguaggio e postura rispetto agli interlocutori, oltre che nei contenuti.

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