Il premier spaccatutto non ha altri avversari che se stesso

lunedì, 24 novembre 2014

Il tweet notturno con cui Matteo Renzi ha voluto intestarsi come vittoria politica il risultato delle regionali in Emilia Romagna e in Calabria tradisce, certo, un eccesso di sicumera.

Ma è anche frutto di un calcolo politico: le urne confermano l’evanescenza delle opposizioni, incapaci di un’offerta politica alternativa convincente. Berlusconi doppiato da un Salvini qualsiasi. Grillo assente ingiustificato. Vendola e la sinistra irrilevanti. Renzi confida quindi di non doversi attendere insidie dall’interno del Parlamento. Eviterà se possibile il ricorso a elezioni anticipate, ma se anche arrivassero ha ragionevoli probabilità di vincerle alla grande.
In questo calcolo di tenuta del potere passa del tutto in secondo piano il crollo della partecipazione al voto in Emilia Romagna, quasi dimezzata dal 68,06% al 37,67%. Con una buona dose di faccia tosta si può far finta di esultare sbandierando il 44,5% dei consensi ottenuti dal Pd all’interno di un elettorato divenuto all’improvviso minoritario.
Il premier spaccatutto non ha altri avversari che se stesso. Ma è proprio questa situazione apparentemente tranquilla che rischia di perderlo, mentre, lo confermo, inizia la sua parabola discendente.

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