Il Jobs Act è un messaggio di mano libera per le imprese, spero che nel voto il Pd si divida

martedì, 25 novembre 2014

La riforma del mercato del lavoro in una logica di sostanziale deregulation è stata voluta dal governo Renzi per legittimarsi in Europa, dove recare in dono “lo scalpo” simbolico della Cgil. Tale riforma incontra una diffusa contrarietà nel mondo del lavoro, e nell’opinione pubblica nessuno finge di credere che essa estenda davvero chissà quali tutele ai non garantiti. Segna un arretramento generalizzato della legislazione e della contrattazione che -nella speranza ingenua del governo- dovrebbe incoraggiare le imprese “senza più alibi” a nuove assunzioni. Per questo mi auguro che la divisione interna al Partito Democratico si manifesti anche nel voto parlamentare. Se il governo vorrà forzare con l’ennesimo voto di fiducia, i deputati contrari al Jobs Act potranno uscire dall’aula per marcare un dissenso non ricomponibile su una materia che riguarda l’identità stessa del Pd. Votare no e al tempo stesso guardarsi da ogni tentazione scissionistica, mi sembra la scelta più giusta per mantenere in piedi un legame fra Pd e organizzazioni del lavoro dipendente.

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