L’analisi dell’Istituto Cattaneo sul clamoroso astensionismo in Emilia-Romagna

martedì, 25 novembre 2014

In Emilia-Romagna il partito degli astensionisti, pari a 2 milioni e 150 mila elettori che non si sono recati alle urne, ha superato per la prima volta nella storia il numero complessivo dei voti validi, poco più di 1 milione e 200 mila schede. È uno dei tanti rimarcati come “eccezionali” dall’analisi dell’Istituto Cattaneo sulle elezioni regionali emiliane, che si sono concluse con l’elezione dell’esponente del PD Stefano Bonaccini alla presidenza.Per la prima volta da quando i partiti candidano un presidente alla guida della Regione il candidato vincitore, che era sempre stato un esponente dei Ds/PD (Bersani 1995, Errani 2000,2005 e 2010, Bonaccini 2014), ha ottenuto meno del 50% delle preferenze. Il Partito Democratico ha conquistato 535 mila voti, un quarto rispetto al numero complessivo degli astensionisti, e ben 677 mila preferenze in meno rispetto al dato delle elezioni europee. Il clamoroso astensionismo, come da definizione dello stesso Istituto Cattaneo, non ha mitigato neppure la contrazione percentuale del PD, che è sceso di 8 punti percentuali rispetto al risultato di 6 mesi fa. Il centro studi bolognese rimarca come il dato della mancata partecipazione al voto sia particolarmente rilevante visto che è stato registrato nella regione caratterizzata storicamente dalla maggior partecipazione. Il dato più basso rilevato finora era stata l’affluenza al 68% delle regionali 2010, mentre alle europee era stato sfiorato il 70% di partecipazione degli elettori. L’astensionismo ha portato alla smobilitazione della maggior parte delle forze politiche, anche se esistono differenze piuttosto significative tra centrosinistra, centrodestra e M5S. Attraverso i dati di Parma l’istituto Cattaneo ricostruisce parte dei flussi rilevati in questa tornata elettorale, confrontata con le più recenti europee.  Secondo l’istituto Cattaneo la forza più colpita dall’astensionismo è stato il Movimento 5 Stelle, che ha registrato una perdita di poco meno del 70% di suoi elettori che si sono rifugiati nel no voto. Poco meno di chi aveva votato PD alle europee di 6 mesi fa ha preferito non recarsi alle urne. Un dato davvero consistente, pari a circa un 15% di tutto l’elettorato. Più contenuto è invece il deflusso verso l’astensionismo subito dal centrodestra, pari a circa al 30% delle preferenze complessive raccolte alle ultime elezioni. Questo risultato è stato determinato in particolare dalla buona performance della Lega Nord, che ha attirato una componente significativa dell’elettorato di Forza Italia. Il partito di Salvini ottiene un flusso del 2,3% del totale degli elettori dalla formazione di Berlusconi, un dato che indica come gli elettori delle europee di Forza Italia abbiano preferito in maggioranza votare Lega invece che confermare la loro preferenza al partito di riferimento del centrodestra. Rilevante anche il flusso dell’1,2%, sempre sul totale degli elettori, che alle europee aveva votato PD ma alle regionali ha preferito la Lega di Salvini. L’Istituto Cattaneo offre una sua interpretazione sull’astensionismo emiliano, sintetizzabile in una pluralità di fattori, locali e nazionali. ” Come leggere questi risultati che hanno sorpreso tutti? Abbiamo detto del carattere particolare del voto regionale, tradizionalmente poco partecipato. Tuttavia, questo non aiuta a spiegare l’ampiezza del risultato e del cambiamento. A far esplodere la disaffezione in Emilia-Romagna ha contribuito sicuramente un insieme di fattori contingenti. Il primo, forse il più importante, è riconducibile all’alone prodotto dagli scandali che hanno coinvolto i consiglieri regionali di tutti i partiti. Indipendentemente dalla reale portata e consistenza di tali episodi, è plausibile che tale effetto negativo sia stato amplificato dal clima generalizzato di sfiducia nei partiti. A ciò si sono aggiunte, con riferimento all’elettorato di centro-sinistra, le polemiche innescate dal braccio di ferro tra il premier Renzi e la Cgil, polemiche che potrebbero avere creato una situazione di conflitto”.

interiore nell’elettorato più sindacalizzato, producendo una paralisi rispetto alla decisione di vot

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