Avanti Savoia, un film sulla decadenza della monarchia

giovedì, 27 novembre 2014

Avanti Savoia, avanti verso la fine. Un curioso film catalano, “Stella cadente” di Luis Minarro, presentato al Torino Film Festival, offre un insolito sguardo su una figura della casa reale che unì la penisola che è meno nota di altre, anche perché contò – e pure per poco – solo al di fuori dei nostri confini: Amedeo I re di Spagna. Vittorio Emanuele II vide infatti nel proprio secondogenito quello che non poté vedere per questioni tempo: la sua stirpe esclusa dal governo di uno Stato a favore della repubblica.
Amedeo al principio del 1871 – quando da pochi mesi a Porta Pia si aprì la breccia per unire l’Italia davvero completamente – si ritrovò a giurare sulla costituzione di Madrid: il sangue lo aveva reso sovrano in quell’altra penisola. Animato da buona volontà e animo serio, Amedeo si rende conto ben presto che gli spagnoli sono ingovernabili (sono le parole con cui li lascerà tornando a Torino). Lo circonda una corte corrotta, esausta e dannunziana, completamente chiusa nell’egoismo del privilegio e per niente entusiasta del nuovo capo straniero. Ben presto la mollezza che lo circonda ingabbia lo stesso re, oggetto insieme di curiosità e disprezzo. Una bomba è messa per ammazzarlo ma si salva (come non capiterà a suo fratello Umberto I, assassinato a Monza), dorme con la pistola sotto il cuscino, gli intrighi e la violenza montano intorno, anche la moglie lo lascia solo. E così, nel 1873, abdica: in Spagna è proclamata la repubblica (che comunque non dura granché).
“Stella cadente” compone un originale ritratto del potere, originale con qualche rischio, perché oggettivizza con qualche autorialismo forse di troppo i sentimenti e le tensioni che il potere e chi lo detiene porta con sé: possono lasciare interdetti alcune scelte come l’oltraggio al re da parte di un assistente che prima di servirgli un melone ci si masturba dentro, o alcuni passaggi in stile musical con le canzoni di Françoise Hardy. Per non dire della scelta di ambientare gli esterni spagnoli a Castel del Monte (potenza della film commission pugliese).
In ogni caso l’operazione pare funzionare, in questa sua rinuncia del didascalismo a favore di una ricostruzione creativa dei fatti (doverosamente rispettati nella sostanza) anche grazie alla efficace presenza di Alex Brendemuhl nei panni del re e a una buona tenuta di scrittura. E il film vale a ricordare un esponente ancora degno di una dinastia che, dopo aver fatto l’Italia, ha offerto personaggi progressivamente sempre più pallidi, fino ai confini dell’impresentabilità.
Alberto Alfredo Tristano

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