Un regalo che mi sono fatto per i miei 60 anni: la firma di questo Patto Generazionale

sabato, 6 dicembre 2014

Il 7 dicembre 2014 faccio cifra tonda, cioè compio 60 anni. Tra le mie varie fortune c’è anche questo regalo che mi sono fatto per tempo, sottoscrivendo nel febbraio 2007, cioè più di sette anni fa, il “Patto generazionale” proposto da Luca Josi. Ora che il tempo è venuto, può essere divertente rileggerlo e curiosare nella lista degli aderenti dell’epoca.

Un Patto

Una comunità è viva quando condivide un sentimento, una missione, quando si riconosce in una “chiamata”.
E, se esiste, insieme al piacere di ritrovarsi può condividere una responsabilità che la obbliga ad un impegno, un sacrificio.
Programma per chi verrà. Non per decidere del destino altrui ma per offrire il proprio. Rinuncia ad un qualcosa di sé per consegnarlo al prossimo.

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Sentirsi insostituibili ed indispensabili è debolezza umana che, col crescere degli anni, confonde molti uomini. Si prova ad allungare l’esistenza negandone le sue età come chi, quasi, si stupisce della morte anziché della vita.
Noi non possiamo sapere se tra dieci o venti anni cadremo nello stesso inganno ma abbiamo la possibilità di pensare, oggi, ad uno strumento che ci impedisca di interpretare, a nostra volta, questo ruolo esteticamente e civilmente malsano.

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Questa gerontocrazia ha dato vita a generazioni che hanno via via rimosso ed allontanato ogni avventura di responsabilizzazione, che sono cresciute nell’idea di essere ancora giovani, ancora protette ed inadeguate, all’età di quaranta anni .
La società, come chi cresce in una famiglia dai genitori morbosamente protettivi, non si sviluppa, ritarda il suo confronto con la realtà e si ritrova adulta senza adolescenza.

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Per questo, forse, serve accendere nel nostro Paese un comportamento, un’attitudine.
Obbligare una generazione a svegliarsi.
Farle sapere che il problema del suo futuro, la coperta o il tappo, non saremo noi.

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E allora per poter cambiare serve il tuo esempio che trasforma una necessità in realtà.
Se tu non sarai il primo a farlo non potrai pretendere che altri lo facciano per te perché non potrai chiedere ad altri un impegno che per te non vale.

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Serve allora un gesto, un’azione, uno strappo, forse una rinuncia.

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Chi di noi, quindi, coerentemente a quando chiede ricambio e competitività, è disposto, oggi, a sottoscrivere un patto che lo impegni, raggiunta l’età dei 60 anni, a lasciare o non accettare un ruolo di leadership (primarie cariche pubbliche della politica e dell’economia pubblica) rimanendo ad operare nei ruoli di vice, di numero due, di saggio, di consulente o di qualsiasi altra posizione che consenta alla società di avvantaggiarsi della sua esperienza?

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E’ autocastrazione? O questa disponibilità a farsi da parte è un modo per spiegare la propria responsabilità rispetto al futuro, per dimostrare quanto tutti siamo necessari ma non insostituibili?
Ad altre generazioni guerre e tragedie hanno rapito il domani.
Noi abbiamo avuto molto e se anziché chiedere e chiedere saremo pronti a dare un qualcosa, ad autolimitare, a soli altri venti anni, la nostra finestra di potenziale primato, forse, tutto ciò richiamerà all’obbligo di crescere, di sentirsi prima vivi e responsabili, chi ancora giovane è.

Perché una comunità che diventa leader anticipa il cambiamento.

Un nostro, futuro, passo indietro per obbligare altri a farne, molti, in avanti.

Così vivono le nazioni che emergono. Quelle che esplorano. Dove si può sbagliare, dove si cresce tentando, mettendo continuamente alla prova nuovi talenti, dove nessuno è più “certo” di quanto lo sia ogni cosa umana.

E forse anche noi un giorno, senza stupore, avremo, come per Stati Uniti, Gran Bretagna e Spagna, un governo guidato da un quarantenne.
Con solo venti anni di responsabilità davanti a sé.
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Al ‘patto’ promosso da Luca Josi hanno gia’ aderito: Federico Berruti (Sindaco di Savona, DS), Sandro Bicocchi (Compagnia delle Opere), Riccardo Bocca (L’Espresso), Italo Bocchino (Alleanza Nazionale), Francesco Bonami (gia’ direttore Biennale di Venezia, museo arte contemporanea Chicago, Vanity Fair), Laura Castelletti (Presidente Consiglio Comunale Brescia), Fabio Corsico (Gruppo Caltagirone), Angelo Crespi (Il Domenicale), Edoardo Caovilla (Caovilla) Daniele Capezzone (Radicali), Gianni Cuperlo (DS, gia’ segretario giovani comunisti), Giuliano Da Empoli (Marsilio e Zero), Federico De Rosa (Corriere della Sera) Filippo Facci (Mediaset, Il Giornale).

E poi Giovanni Floris (RAI), Marco Follini (Italia di Mezzo), Giorgio Gori (Magnolia), Simone Guerrini (Finmeccanica, gia’ segretario Giovani Democristiani), Rula Jebreal (RAI, La7), Maria Latella (Anna), Gad Lerner (La7), Matteo Marzotto (Marzotto), Giorgia Meloni (Azione Giovani), Paolo Messa (Formiche), Chiara Moroni (Forza Italia), Alessandro Profumo (UniCredit), Riccardo Pugnalin (British American Tobacco), Sabina Ratti (Fondazione Mattei), Patrizia Ravaioli (Lega Italiana Lotta Tumori), Giuseppe Recchi (General Electric), Matteo Renzi (Presidente Provincia Firenze), Antonio Romano (Area), Ivan Scalfarotto (Citigroup), Luisa Todini (Todini), Silvia Vaccarezza (RAI), Francesco Valli (British American Tobacco), Alberto Versace (Ministero del Tesoro).

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