L’inchiesta sulla corruzione di Expo 2015, che aveva svelato una cupola che pilotava gli appalti, aveva avuto un impatto sugli affari di Mafia Capitale, l’organizzazione criminale che gestiva numerose commesse pubbliche a Roma- Lo rivela il quotidiano “Il Messaggero” di martedì 9 novembre 2015, in un articolo che rimarca come dopo lo scoppio dello scandalo corruzione legato all’Esposizione universale le tangenti venissero erogate in modo diverso rispetto al passato. Uno dei principali indagati dell’inchiesta su Mafia Capitale, Luca Odevaine, che gestiva il business dell’accoglienza grazie al suo incarico nel Tavolo nazionale per i rifugiati e arrestato per corruzione aggravata, si era lamentato con un suo collaboratore di questo cambiamento. Una cooperativa che gestisce un centro di accoglienza per immigrati, la Cascina, deve pagare tra gli 80 e i 100 mila euro a Odevaine, ma preferisce non seguire più la consueta modalità di sovrafatturazione da erogare alle sue società sudamericane, che avevano conti correnti bancari intestati a sua moglie e suo figlio. L’ex vice capo di gabinetto del sindaco di Roma Walter Veltroni ha confidato in un dialogo intercettato con un suo collaboratore come “loro, con questa cosa dell’Expo, li stanno… li hanno mazzolati, non gli hanno dato il contratto, l’hanno dato a un altro perchè Frigerio si è preso i soldi da questi e il contratto l’hanno dato a un altro”. Odevaine cita un caso di corruzione legato a Gianstefano Frigerio, ex parlamentare della Dc condannato ai tempi di Mani Pulite che era uno dei componenti della “cupola” che gestiva gli appalti di Expo. Frigerio ha patteggiato la pena a 3 anni e 4 mesi di carcere per la corruzione contestatagli dai magistrati di Milano. Odevaine si lamenta in modo marcato con il suo collaboratore, perché il pagamento in contanti scelto dalla cooperativa “La Cascina” non permette alcun tipo di giustificazione per occultare il versamento di denaro.