La Benetton va richiamata a pagare i risarcimenti per il disastro della Rana Plaza

venerdì, 12 dicembre 2014

Glii attivisti per i diritti dei lavoratori in tutta Europa e negli Stati Uniti quest’anno celebrano il Giorno Internazionale dei Diritti Umani chiedendo al marchio italiano della moda Benetton di pagare i risarcimenti alle migliaia di famiglie colpite dal disastro del Rana Plaza nell’aprile 2013.
Il 9, 10 e 11 dicembre gli attivisti parteciperanno ad alcune street actions in Francia, Spagna, Svizzera e negli USA chiedendo a Benetton di versare immediatamente 5 milioni di dollari nel Fondo istituito dall’ILO per risarcire i feriti e le famiglie delle vittime del crollo. In Italia l’appuntamento è a Torino l’11 dicembre per una performance dal vivo che coinvolgerà attivamente la cittadinanza in maniera simbolica e creativa.
Inoltre, nei giorni scorsi, sono stati contattati i responsabili dei negozi in franchising di Benetton in tutta Europa per chiedere sostegno alla campagna di pressione.
Utilizziamo la Giornata Internazionale dei Diritti Umani per ricordare ai cittadini che il risarcimento è un diritto per tutti i lavoratori e che fino a quando non sarà pagato interamente non ci sarà giustizia per i lavoratori del Rana Plaza – ha dichiarato Deborah Lucchetti della Campagna Abiti Puliti – Siamo determinati a continuare la nostra mobilitazione fino a quando Benetton non pagherà quanto dovuto.
Benetton è l’unico marchio internazionale innegabilmente legato al Rana Plaza a non aver versato neanche un centesimo nel Rana Plaza Donors Trust Fund. Istituito dall’ILO nel gennaio 2013 per pagare i risarcimenti a più di cinquemila persone che hanno perso un famigliare o sono rimasti feriti nel peggiore disastro industriale della storia del tessile, a un anno di distanza sono stati raccolti solo 22 milioni di dollari, ancora non sufficienti a garantire un pieno risarcimento a tutti.
La cifra è stata calcolata e concordata secondo quando previsto dall’Arrangement, il meccanismo di calcolo e distribuzione dei risarcimenti basato su standard internazionali e supervisionato da un Comitato composto dal governo bangladese, rappresentanti nazionali dell’industria tessile, marchi internazionali, sindacati globali e nazionali e Ong che si occupano dei diritti dei lavoratori. L’accordo raggiunto ha infatti permesso a tutti coloro che sono stati colpiti da quella tragedia di presentare richiesta formale di risarcimento. Ormai l’unico ostacolo a completare il processo di risarcimento delle vittime è legato alla mancanza dei fondi necessari.
Nel 2013, lo stesso anno in cui il Rana Plaza è crollato, Edizione s.rl., una società sotto il controllo totale della famiglia Benetton e unica proprietaria della Benetton Group, ha realizzato profitti per 139 milioni di euro. A Benetton viene richiesto di versare nel fondo 5 milioni di dollari, una cifra che gli attivisti ritengono proporzionale all’enorme entità dei profitti che il gruppo realizza e ha realizzato anche grazie al Rana Plaza.
Complessivamente i marchi legati al Rana Plaza guadagnano miliardi di dollari in profitti vendendo abbigliamento. Solo una piccola percentuale di questi è necessaria a garantire giustizia per le vittime del Rana Plaza – ha dichiarato Ilona Kelly della Clean Clothes Campaign – Considerata la ricchezza esorbitante della famiglia Benetton e i costanti profitti realizzati attraverso la società di investimenti Edizione s.r.l., sicuramente possono permettersi di destinare 5 milioni di dollari alle vittime del Rana Plaza.

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