Santagata: ecco perché Berlusconi sbaglia a porre un veto su Prodi

mercoledì, 17 dicembre 2014

Giulio Santagata, ex ministro del secondo governo Prodi.  tra i più noti collaboratori del professore bolognese e ora consigliere delegato di Nomisma, spiega al “Corriere della Sera” di mercoledì 17 dicembre 2014 perché Silvio Berlusconi sbaglierebbe se mettesse un veto sulla candidatura dell’ex presidente della Commissione UE per il Quirinale. ” Berlusconi fa un errore grande come un casa. Se il bipolarismo salta per aria, la sua agibilità politica è andata e il ruolo di Forza Italia diventa marginale”. Nella primavera del 2013 Silvio Berlusconi aveva sostanzialmente favorito la bocciatura della candidatura di Romano Prodi promossa dai 101 e più franchi tiratori del PD palesando la sua radicale opposizione a una futura collaborazione col maggior partito del centrosinistra italiano in caso di elezione del suo “nemico storico” a nuovo capo dello Stato. Per Santagata però la posizione del leader di Forza Italia è errata proprio per i suoi interessi politici, visto che dalla disgregazione di un quadro bipolare Berlusconi perderebbe la sua forza politica. Ulteriore errore di valutazione, definito più diplomaticamente aspettativa di un percorso molto tortuoso, è la pretesa del leader di Forza Italia di ottenere dal prossimo presidente della Repubblica la concessione della grazia in cambio del suo sostegno. L’ex ministro del governo Prodi smentisce che l’ex presidente del Consiglio e della Commissione UE sia in corsa, e rimarca come la sua intervista non debba esser interpretata come “campagna elettorale”. Santagata, che non ha rinnovato la sua iscrizione al Partito Democratico per il modo inaccettabile con cui i suoi parlamentari si sono comportati durante le elezioni presidenziali del 2013, rimarca come il problema sia trovare un presidente condiviso e con un profilo autorevole. ” Posso sbagliare, perché non ho la memoria di Parisi, ma tolti Cossiga e Ciampi i presidenti sono sempre stati eletti con quorum basso”. Nonostante la premessa Santagata dice una cosa sostanzialmente vera. La maggior parte dei presidente sono stati eletti o con quorum basso, oppure solo dopo numerosi scrutini andati a vuoto. Einaudi, Segni, Leone e Napolitano nel 2006 sono stati eletti con quorum bassi, mentre Saragat, Pertini e Scalfaro hanno ottenuto un ampio consenso, ma solo dopo un numero elevato di scrutini, rispettivamente venti e sedici. Gronchi e Napolitano bis sono invece saliti al Quirinale dopo un numero basso di votazioni, quattro, e con un quorum piuttosto ampio. Per Giulio Santagata il nuovo presidente della Repubblica dovrà esprimere l’interesse nazionale su tre temi, ovvero Europa, economia e lavoro e funzionamento dello Stato e burocrazia.

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