Troppe manovre furbette abusano di Prodi, il laboratorio della sinistra sarà la Grecia

domenica, 21 dicembre 2014

Il rapporto della sinistra italiana con Prodi è a dir poco tormentato. Da quando Bertinotti ne ha tradito per due volte lo spirito di coalizione, fino all’aprile 2013, quando Vendola ha fatto scrivere “Prodi Romano” ai disciplinatissimi parlamentari di Sel sulle schede per il Quirinale, inchiodando così i franchi tiratori Pd alle loro responsabilità. Ora nelle parole di Vendola il fondatore dell’Ulivo diviene addirittura il simbolo di una possibile, ritrovata unità a sinistra: votiamolo e eleggiamolo insieme, dice a Renzi, sapendo che non è questa l’intenzione del segretario Pd. Troppe manovre furbette e strumentali intorno a un nome che non merita di essere strattonato abusivamente. Segnalano doppie intenzioni e grande divisione che nessuna trovata scissionistica, e nessuna rifondazione artificiale di neo-partitini, potranno dirimere.
Domenica scorsa, all’Assemblea nazionale del Pd, ho chiesto a Matteo Renzi di incontrare Alexis Tsipras, cioè il leader di una formazione di sinistra che in Grecia ha ridotto ai minimi termini il partito aderente al Pse, ovvero il Pasok. E’ ragionevole prevedere, difatti, che presto anche l’Italia dovrà misurarsi con i famigerati Memorandum della Troika o di chi per essa, com’è successo alla Grecia. E che debba imparare dagli errori di subalternità del Pasok a non autolimitarsi nell’implorazione di maggior flessibilità quando appare evidente la necessità di una riforma sostanziale delle regole comunitarie. Come per Syriza, il movimento guidato da Tsipras, anche per la sinistra italiana non potranno essere considerati tabù questioni come la ristrutturazione del debito e la riforma del sistema monetario.Nel gioco delle future alleanze, una relazione con Syriza così come con gli spagnoli di Podemos si imporrà come necessaria, prima che il Pd sia investito da una crisi di rappresentanza simile a quella sofferta dai partiti fratelli negli altri paesi mediterranei.
Ebbene, credo che l’europeismo sociale di cui Prodi è uno dei più autorevoli interpreti possa indicare proprio in lui un ispiratore-mediatore della nuova alleanza solidarista senza la quale l’intero edificio europeo rischia di andare in frantumi. Meno giochetti sul Quirinale, più contenuti.

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