È possibile che oggi George Papandreou annunci la sua uscita dal Pasok nel tentativo disperato di “rifondare” in Grecia un partito di sinistra aderente al Pse. Papandreou -lo ricorderete- fu il primo ministro che nel 2011 rivelò il buco di bilancio ereditato dai governi di destra e tentò di promuovere un referendum sull’adesione alle ricette di austerità che l’establishment europeo definì sovversivo, di fatto proibendolo.
Ora mi pare evidente che la mossa di Papandreou, per quanto generosa, giunge troppo tardi. La subalternità ai Memorandum della Troika cui si è adeguato il Pasok nei governi di unità nazionale, lo ha condotto fino alla soglia dell’irrilevanza. L’alternativa di un europeismo sociale si incarna altrove, fuori dal Pse, nella sinistra di Syriza.
La situazio e italiana appare diversa per via della forte leadership di Renzi e della corrispondente modestia di offerta politica alla sua sinistra. Ma credo che Renzi debba essere svelto nell’assumere Tsipras come suo interlocutore per un progetto europeista alternativo da far crescere in comune. Altrimenti neanche il grande e grosso Pd sfuggirà al destino del Pasok.