La manomissione dell’articolo 19 bis del decreto fiscale a favore dei grandi evasori (Berlusconi compreso) resta tuttora opera di anonimo. Sappiamo solo che la norma è stata modificata a Palazzo Chigi rispetto al testo elaborato dal ministero dell’Economia. Sappiamo inoltre che ciò ha lasciato di stucco sia la commissione di esperti che aveva redatto la bozza del decreto, sia i vertici dell’Agenzia delle entrate (che dal governo si aspettava un aiuto, non un intralcio nella lotta all’evasione).
Renzi è riuscito a dire contemporaneamente che lui condivide la norma con cui si depenalizza la frode sotto il 3% dell’imponibile, ma in barba all’approvazione in consiglio dei ministri se la rimangia, almeno fino a marzo. Se la condivide perchè se la rimangia? E soprattutto: perchè non twitta l’identità della manina che ha manomesso il suo decreto? Se la manina resterà nascosta ancora nella giornata di oggi, i peggiori sospetti acquisteranno fondamento. Dilettantismo o cinismo manovriero? Il testo del decreto è cambiato prima o dopo l’approvazione in consiglio dei ministri?
Se la risposta a queste domande tardasse ancora, la prudente retromarcia di Renzi non servirebbe a nulla. Agli italiani piace l’idea di avere un premier furbo. Ma troppo furbo, invece, dà fastidio. Nonostante la veloce retromarcia, Renzi stavolta si è ammaccato.