Occhio a Podemos, se la Spagna volta pagina rovescia anche l’Ue

domenica, 1 febbraio 2015

L’imponente manifestazione promossa ieri dal movimento Podemos nel cuore di Madrid -si calcolano centomila partecipanti- è l’avvio di una campagna di mobilitazione finalizzata alle elezioni politiche spagnole del prossimo novembre. I sondaggi preconizzano un esito simile a quello di Syriza in Grecia, cioè Podemos nettamente primo partito con la parola d’ordine di rinegoziare il debito spagnolo e la disciplina di bilancio vigente tra i paesi che aderiscono all’eurozona. Pablo Iglesias, il fondatore di Podemos, è un giovane docente universitario che alle notevoli capacità comunicative associa una solida cultura politica di sinistra, anche se per conquistare consensi trasversali rifiuta una collocazione definita nel sistema politico. Intorno a Iglesias si è formato un gruppo dirigente tutt’altro che raffazzonato, niente a che vedere con l’armata Brancaleone dei grillini italiani. Non mancano economisti preparati, quand’anche “eretici”.
Suggerisco di non aspettare l’autunno per prendere molto sul serio il terremoto politico già in atto in Spagna, un grande paese che conta più della Grecia e il cui rivolgimento è in grado di travolgere gli equilibri politici dell’Unione. Tanto più che Podemos, come Syriza, non avendo nulla a che spartire con i partiti nazionalisti e xenofobi contrari al perseguimento degli Stati Uniti d’Europa, rafforza viceversa quella tendenza all’europeismo solidale di cui anche in Italia si avverte la necessità. Insisto a segnalare che l’Europa mediterranea può trasformarsi nel motore di un rivolgimento storico al quale il Partito socialista europeo non può rimanere estraneo, pena la sua frantumazione.

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