Un sincero bentornati a Ichino, Lanzillotta, Susta che rientrano nel Partito Democratico dal quale erano venuti via, chi insieme a Rutelli e chi per sostenere Mario Monti. Le loro trasmigrazioni non fanno certo bene alla reputazione della politica e del Parlamento italiani, ma onestamente bisogna riconoscere che le personalità in questione esprimono una delle culture riformiste -diciamo liberal- che hanno avuto un loro ruolo alla base della fondazione del Partito Democratico. E contribuiscono a farne un grande contenitore tutto sommato funzionale e contendibile. Da questo punto di vista, troverei assolutamente logico, e augurabile, che rientrasse nel Pd anche Francesco Rutelli, che ne è stato uno dei fondatori (sia pure con ritardi e titubanze).
Detto ciò, vale la pena di ricordare i calcoli di opportunità e il disincanto che avevano spinto questi figliol prodighi ad andarsene, solo pochi anni fa. Credevano che il Pd fosse destinato a un’eterna leadership della Ditta post-comunista. Previsione errata. Credevano che il riformismo in Italia si dovesse caratterizzare per una virata al centro e una leadership tecnica. Ahimè, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ora i figliol prodighi naturalmente si presenteranno come molto, molto più renziani di noi che dal Pd non abbiamo mai avuto l’intenzione di andarcene (gli vogliamo bene, lo sentiamo una nostra creatura). Sarebbe bello se ammettessero di aver sbagliato e contenessero lo zelo dei neofiti. Ricordatevi che il Pd è un grande partito, sempre più grande di ogni singola personalità, fosse pure quella di Renzi.