Pierluigi Bersani ha criticato in maniera molto aspra Matteo Renzi in un’intervista al quotidiano “Avvenire” di venerdì 27 febbraio. L’ex segretario del PD ha bollato come “incontro di figuranti” la riunione del presidente del Consiglio con i parlamentari democratici che si svolgerà oggi. Sul quotidiano della Cei Bersani ha poi bocciato senza mezzi termini il Jobs Act, rimarcandone un profilo di incostituzionalità, e ha annunciato che non voterà l’Italicum nella sua attuale versione se non ci saranno modifiche alle riforme costituzionali. L’intervista di Bersani suggella uno scontro molto duro interno al PD, che secondo la giornalista del “Corriere della Sera” Maria Teresa Meli sarebbe motivato dal rinnovo delle cariche parlamentari. A metà legislatura vengono rieletti i presidenti dei gruppi di Camera e Senato, così come quelli delle commissioni. La maggioranza di questi organismi è controllata da esponenti vicini a Bersani, e secondo Maria Teresa Meli, che da diversi mesi è diventata una sorta di portavoce ufficiosa del verbo “renziano”, il presidente del Consiglio vorrebbe rivedere la composizione delle cariche alla luce dei rapporti di forza interni usciti alle primarie, e poi confermati dai successi elettorali del PD targato Renzi. In questo modo il governo potrebbe avere un percorso più facile nella navigazione del Parlamento, che è stata talvolta complicata in questo primo anno di governo Renzi. La difesa del metodo ribadita in modo così forte da Bersani sarebbe una tutela del ruolo di capogruppo della Camera svolto da Roberto Speranza, esponente della minoranza PD che i “renziani” vorrebbero sostituire”. La controffensiva di Bersani è arrivata dopo che alla Camera è nato un nuovo “correntone” vicino al presidente del Consiglio, guidato da Matteo Ricchetti, Lorenzo Guerini e Graziano Delrio, che ha coinvolto diversi parlamentari non collocati nello scontro tra le correnti interne al PD per rafforzare all’interno del gruppo la maggioranza “renziana”.