Dal titolo non lo avrei mai detto, ma “Atti osceni in luogo privato” (Feltrinelli), l’ultimo romanzo di Marco Missiroli, non solo è all’altezza della qualità già verificata di un vero scrittore, ma è anche un libro godibilissimo, intrigante, colto, erotico, intelligente, delicato. Ripeto, con quel titolo non l’avrei mai detto. Il recensore de “Il Sole 24 Ore” che domenica scorsa l’ha stroncato in poche righe, deve essersi fermato alla fellatio materna della prima pagina, per giunta restandone turbato. Altrimenti, se fosse andato avanti in una storia di formazione e di liberazione, certo, molto maschile, ma anche molto profonda, si sarebbe evitato quel tono liquidatorio. Di Missiroli avevo ammirato in special modo “Bianco”, un romanzo ambientato nel sud degli Stati Uniti, del tutto anomalo per un romanziere italiano. Qui invece seguiamo Libero immedesimandoci in lui, invidiandolo per le sue prime straordinarie letture a cominciare da Camus (mi ha fatto venire la voglia di rileggerlo); e naturalmente invidiandolo anche per la scoperta dell’amore e del sesso (inutile ipotizzare voglie in proposito, ognuno fantastichi sulle sue).
Davvero una bella, fresca, rasserenante sorpresa di scrittura lieve ma elevata.