Le quote latte ci sono costate 70 euro a testa

sabato, 28 febbraio 2015

Le quote latte sono tornate protagoniste del dibattito pubblico italiano dopo il deferimento dell’Italia deciso dalla Commissione europea per la loro mancata riscossione. Un articolo di Sergio Rizzo sul “Corriere della Sera” di sabato 28 febbraio illustra il conto salato del mancato rispetto della normativa comunitaria da parte del nostro Paese. Introdotte nel 1984 dall’allora Cee per evitare il crollo dei prezzi, le quote latte hanno imposto all’agricoltura italiana limiti di produzione piuttosto penalizzanti che non sono praticamente mai stati rispettati. Nel 1994, dopo 10 anni di regime di quote latte, il governo Berlusconi emanò un decreto che accollò all’Erario circa 2 miliardi di euro di multe da pagare per lo sforamento dei limiti comunitari. Nei 20 anni successivi la normativa italiana è cambiata, ma la prassi invece no, visto che la gran parte delle quote latte non è mai stata rispettata. Nel corso degli anni le multe si sono accumulate, fino a un conto totale di poco superiore ai 4 miliardi di euro. Come rimarca Sergio Rizzo, finora le multe per lo sforamento sono costate circa 70 euro a testa, un conto che potrebbe crescere se la Commissione UE sanzionerà il nostro Paese per la mancata riscossione. Va precisato però nella prassi comunitaria le multe sono difficilmente così ingenti come pare prospettare Rizzo, specie per quanto riguarda un sistema come le quote latte che è stato cancellato dall’ordinamento europeo. L’articolo del “Corriere della Sera” rimarca le responsabilità politiche piuttosto evidenti per quanto riguarda la mancata riscossione delle multe relative allo sforamento della produzione del latte. La Lega Nord si è sempre fatta rappresentante degli agricoltori, e la pressochè totalità degli allevatori titolari di quote latte era attiva in Pianura Padana. Una difesa costante di una situazione al di là delle regole che è costata diversi miliardi al contribuente italiano.

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