In Campania ha vinto il peggiore, ma la colpa non è degli elettori

lunedì, 2 marzo 2015

La leadership nazionale del Pd non ha avuto la forza politica (e giuridica) di stoppare la candidatura di Vincenzo De Luca, vincitore con diecimila voti di distacco su Andrea Cozzolino delle primarie di ieri. Probabilmente lui si sarebbe candidato da solo, con una lista personale, a presidente della Regione Campania, ma almeno non avrebbe travolto nella sua corsa un istituto di democrazia partecipata prezioso come le primarie del centrosinistra. Hanno partecipato il triplo di elettori rispetto alle recenti primarie dell’Emilia Romagna, tanto per chiarire la natura clientelare del rapporto fra cittadini e politica mai scalfito nel Mezzogiorno. Un fenomeno, questo, che non si combatte con inviti all’astensionismo come quello di Roberto Saviano: peggio la toppa del buco!
Resta l’amarezza perchè il consenso (sincero e/o forzato dalle convenienze, poco importa) di un capo locale ininterrottamente alla guida di Salerno dal 1993, è di per sè un sintomo di malfunzionamento del sistema politico. Il Pd doveva mettere fuori De Luca, invece per convenienze strumentali lo ha premiato nominandolo viceministro nel governo Letta (sperando così che si dimettesse da sindaco), e poi ha tollerato la sua candidatura interna al centrosinistra nonostante una condanna e un rinvio a giudizio.
La colpa non è degli elettori. La colpa non è delle primarie. Toccava al Pd autoimporsi regole democratiche inderogabili, a costo di rinunciare alla quota di consenso recata in dote da De Luca.

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