Palestina al fianco di Israele, Netanyahu dice no ma poi si smentisce

lunedì, 9 marzo 2015

Benjamin Netanyahu, il primo ministro di Israele che cerca la riconferma alle prossime elezioni di Israele che si svolgeranno tra otto giorni, ha smentito il Likud, cioè se stesso visto che si tratta del suo partito, sul suo no alla soluzione dei due Stati. Nel 2009, dopo esser tornato da poco alla guida di Israele, in un discorso tenuto a Bar-Ilan Benjamin Netanyahu si dichiarò favorevole alla creazione di uno Stato palestinese, demilitarizzato, che coesistesse al fianco di Israele. Questa posizione, benchè molto controversa all’interno del Likud, è stata ufficialmente la posizione del primo ministro fino ad ora. Lo scorso weekend Netanyahu ha però mandato molti messaggi contraddittori in merito, che sembrano motivati dal tentativo di mobilitare l’elettorato conservatore piuttosto scettico sul rinnovare la fiducia al Likud. I fatti sono i seguenti. Un giornale israeliano,Yedioth Ahronoth,  ha diffuso un retroscena sui colloqui di pace di Parigi del 2013, poi falliti, in cui si riferiva di concessioni molto generose fatte da Netanyahu a Mammud Abbas, il presidente della Palestina. Ricostruzioni smentite, e decisamente superate a destra visto che sabato il Likud ha diffuso un manifesto elettorale in cui si affermava come il discorso di Bar-Ilan del 2009 fosse ormai senza più significato, rimarcando come Benjamin Netanyahu abbia lottato per tutta la sua esistenza contro lo Stato palestinese. Una posizione molto dura, simile a quella delle formazioni più a destra dello schieramento politico israeliano, come i partiti di Natfali Bennett o Avigdor Lieberman. Il giorno successivo il Likud ha diffuso un comunicato stampa in cui si smentiva quanto affermato in precedenza, precisando la posizione di Netanyahu. Secondo il primo ministro israeliano la questione dello Stato palestinese non sarebbe più rilevante alla luce della nuova situazione in Medio Oriente, visto che Israele non può cedere territori che cadrebbero in mano all’estremismo islamico. Un no meno secco ma comunque un no alla soluzione dei due Stati, che fino a pochi giorni fa era la posizione ufficiale, ma dibattuta, del Likud. L’ufficio stampa di Netanyahu, come spiega Reuters, ha poi diffuso un’ulteriore precisazione spiegando come la posizione del Likud non sia quella del suo leader, visto che non sono mai state fatte simili affermazioni. Un vero e proprio pasticcio, che sembra un tentativo di Netanyahu di attrarre voti conservatori, senza perdere credibilità internazionale e appeal tra gli elettori più moderati. I sondaggi rilevano una situazione di sostanziale parità tra il Likud e l’Unione Sionista formata dal Labor di Isaac Herzog e il partito centrista di Tzipi Livni.

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