La brutalità dello scambio di accuse odierno fra D’Alema e Orfini, dall'”arroganza” alla “rissa da bar”, evidenzia la matrice che li accomuna in un’accezione del professionismo politico intriso di sarcasmo e declinato come arte del comando.
Orfini è un figlioccio politico di D’Alema, e lo si vede anche dall’acuminata capacità manovriera evidenziata nel suo avvicinamento al renzismo. Perciò coglie subito il paradosso del lider Maximo che ritorce sulla leadership attuale l’accusa di arroganza che per decenni lo ha riguardato (e compiaciuto). Ma testimoniando di essere un buon allievo di quella medesima scuola, Orfini fa il primo della classe e per primo scaglia la reprimenda di chi dall’alto ora irride il perdente, colpevole di rissa da bar.
Una deliziosa parodia contemporanea dello stalinismo d’antan.
La sinistra del Pd ha una funzione preziosa da svolgere, purché non si volti indietro per paura del futuro incognito.