Vinicio Capossela e il paese dei coppoloni

sabato, 21 marzo 2015

Vi propongo di seguito la motivazione con cui ho presentato (insieme a Eva Cantarella) la candidatura del romanzo di Vinicio Capossela, “Il paese dei coppoloni” (Feltrinelli), al Premio Strega 2015.

Vinicio Capossela è un artista. Nasce dentro la musica ma è venuto esplorando un universo immenso che tocca la scrittura, lo spettacolo, la contaminazione delle culture. È anche uno scrittore vero e, se mai ne avessi voluto una conferma, la trovo a tutto tondo nel romanzo Il paese dei coppoloni. Che cos’è, Il paese dei coppoloni? È certamente un viaggio nel passato, una sfida al presente, un’immersione nelle radici, una dichiarazione d’amore all’inquieto paesaggio irpino. Ma è, soprattutto, un viaggio dentro il mito. Come il suo omerico personaggio Armando Testadiuccello, cieco e vaticinante, Capossela sente le storie ronzare dentro le orecchie, maturare ed esplodere dentro il linguaggio, e contagiare chi legge in forma di invenzione linguistica. Sono storie di personaggi che vengono da lontano e che sembrano ripetere tutti, ma ognuno in maniera diversa: siamo vivi di una vita eterna. C’è nel Paese dei coppoloni una mediterraneità che conosco bene: le sue colline sono quelle della Galilea, le apparizioni sono quelle dei deserti, le grotte sono quelle dove si nascondono la saggezza e il fuoco.
Per tutto il tempo della narrazione, il viandante narratore ci dice che nelle terre in cui è venuto a cercare se stesso non si celebrano più matrimoni e che non si fa più la musica ricreante, che è sempre stata la smemorante musica di accompagnamento del dionisiaco. Ebbene, è come se, quando arriviamo a chiusura di volume, quella musica, quella festa, quello scatto dell’immaginazione si ascoltassero e si vedessero davvero. E proprio nel momento in cui li ascoltiamo e li vediamo, con una mossa di intelligenza critica eccezionale Capossela ci fa intendere l’incerta sostanza dell’eternità che ha appena finito di raccontare. Forse siamo chiusi nel cerchio di un’illusione, ma l’illusione è così potente dal produrre salvezza.
Vinicio Capossela ha scritto il suo romanzo, dove “suo” indica non solo una proprietà ma anche un’identità partecipabile. Siamo tutti coppoloni.

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