Il sindaco del PD di Ischia arrestato per presunte tangenti pagate da una Coop rossa

lunedì, 30 marzo 2015

Il sindaco del PD di Ischia Giosi Ferrandino è stato portato in carcere questa mattina insieme ad altre sette persone, più tre agli arresti domiciliari, per un’indagine sulla corruzione condotta dalla procura di Napoli. Secondo i magistrati partenopei l’esponente del PD avrebbe ricevuto tangenti dalla  CPL Concordia, una cooperativa rossa attiva nel settore energetico, per la fornitura di metano all’isola di Ischia. Come informa il sito de “La Repubblica”, ” in carcere, su disposizione del gip Amelia Primavera, sono finiti, oltre al sindaco di Ischia, il fratello di questi, Massimo Ferrandino, il responsabile delle relazioni istituzionali del Gruppo Cpl Concordia Francesco Simone, l’ex presidente Roberto Casari (andato in pensione il 30 gennaio scorso, ma secondo l’accusa ancora ‘regista’ degli affari della cooperativa), il responsabile commerciale dell’area Tirreno Nicola Verrini, il responsabile del nord Africa Bruno Santorelli, il presidente del consiglio di amministrazione della CPL distribuzione Maurizio Rinaldi e l’imprenditore casertano Massimiliano D’Errico.
Arresti domiciliari, invece, per il dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Ischia Silvano Arcamone, mentre per Massimo Continati e Giorgio Montali, rispettivamente direttore amministrativo e consulente esterno della Cpl è stata disposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza”. Il sindaco del PD Giosi Fernandino avrebbe ricevuto tangenti per 300 mila euro, mascherate da una convenzione stipulata dalla CPL Concordia con l’albergo della sua famiglia.  Ferrandino era stato candidato dal Partito Democratico alle elezioni europee, ed era risultato il primo dei non eletti. Oltre a questi soldi, il fratello di Fernandino sarebbe stato assunto come consulente della Coop rossa, il “prezzo” per l’appalto di gas metano per i comuni dell’isola di Ischia. Poche settimane fa l’ex presidente della CPL Concordia Roberto Casari è stato indagato per un appalto energetico vinto nei comuni del casertano, tra cui Casal di Principe, che sarebbe stato ottenuto grazie all’appoggio dei Casalesi. La cooperativa rossa avrebbe pagato  tangenti grazie a una società fittizia creata in Tunisia, e gestita dal suo responsabile alle relazioni istituzionali, che ha creato ingenti fondi neri per poter conquistare appalti in numerosi comuni campani.

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