D’Alimonte difende il “suo” Italicum anche quando i conti non tornano

martedì, 31 marzo 2015

Sul “Sole 24 Ore” di martedì 31 marzo 2015 il professor Roberto D’Alimonte spiega la superiorità dell’Italicum rispetto al sistema elettorale francese, probabilmente la maggior ossessione dei nostri politologi di fede maggioritaria. La tesi di D’Alimonte è la seguente: grazie al premio di lista si saprà sempre un vincitore, e grazie ai seggi assegnati alla lista o liste sconfitte (il 45% della Camera dei Deputati) ci sarà sempre una rappresentanza parlamentare significativa delle minoranze. In Francia invece questo non è assicurato, visto che in uno scenario tripolare come quello configurato alle ultime elezioni dipartimentali ci potrebbero essere “sorprese negative” alle legislative del 2017. Da una parte il secondo turno potrebbe essere ricco di triangolazioni (ballottaggi a tre candidati) che impedirebbero di formare una maggioranza chiara all’Assemblea nazionale. Dall’altra invece ci potrebbe essere una significativa sottorappresentazione dei partiti sconfitti al secondo turno. L’Italicum invece darebbero maggiori garanzie sotto questo profilo. La tesi di D’Alimonte può essere facilmente smentita su più piani. Il primo è l’esperienza italiana contrapposta a quella francese. Il modello transalpino non mi piace per nulla, però mi pare abbia funzionato meglio rispetto ai sistemi maggioritari visti in Italia negli ultimi 20 anni, con Mattarellum e Porcellum (proporzionale con premio al 55% dei seggi per lista e coalizione vincitrice, per essere più precisi su sollecitazione del prof. Natale). Renzi insiste molto sulla novità configurata dall’Italicum, che però è semplicemente un ennesimo tentativo di far funzionare il maggioritario in Italia, dopo due decenni piuttosto fallimentari. Il secondo piano riguarda invece un’oggettiva sottovalutazione del problema della rappresentanza rimarcato da D’Alimonte. Facciamo finta che alle elezioni legislative italiane ci fosse uno scenario francese, tre poli equivalenti, più altri partiti minoritari. Grazie a ballottaggio e premio di maggioranza così consistente avremmo due partiti con simile  consenso elettorale ed enorme differenza di numeri di seggi. 340 per il vincitore, sui 100 per chi perde il ballottaggio, guardando a uno scenario simile alle elezioni del 2013. Non si capisce sinceramente la tesi di D’Alimonte sul problema della sottorappresentazione, vista la distorsione potenziale del ballottaggio dell’Italicum. Sarebbe accettabile solo se ci fosse uno scenario pienamente bipartitico o tendenzialmente bipolare, mai visto o quasi in Italia, se non nel 2006. E immediatamente sfaldatosi poco dopo le elezioni. L’editorialista del “Sole” è poi convinto che in un regime parlamentare ci debba essere sempre un vincitore, a prescindere dall’effettivo consenso dei cittadini o quasi. Questo tipo di approccio non esiste al momento in nessun altro Paese a democrazia matura, e con buone ragioni. La lesione del principio di rappresentanza che deriva dall’accettazione di questo assunto è troppo forte, e per questo anche i sistemi maggioritari, che distorcono la volontà popolare in modo piuttosto significativo, non assicurano a prescindere un vincitore. Partito o coalizione che sia. Una riflessione su questo punto sarebbe in vero ben auspicabile, vista l’enorme contraddizione con diversi punti dell’equilibrio dei poteri disegnato dalla nostra Costituzione, in primis il ruolo significativo del presidente della Repubblica. Il problema dell’Italicum così come del Porcellum è quello di voler configurare un’elezione diretta del premier, che è sempre fallita dove è stata tentata, come in Israele. Un subpresidenzialismo di fatto che non ha retto prima e non reggerà poi il parlamentarismo disegnato dai costituenti, viste le contraddizioni insite nel premio di lista. La distorsione del bonus di seggi è così accentuata che quasi sicuramente si creeranno listoni con diversi partiti dentro, pronti a stare uniti per conquistare il premio di maggioranza, per poi dividersi in casi di conflitti. Come già visto con Mattarellum e Porcellum. Renzi nel suo intervento in direzione ha sottolineato la superiore efficienza dei sistemi dell’Europa centrosettentrionale. Tutti proporzionali, e senza vincitore alla sera delle elezioni. Una riflessione su questo punto prima di proseguire sulla stessa strada degli ultimi 20 anni sarebbe opportuna. se no tra pochi anni discuteremo ancora di modificare la legge elettorale. L’Italia cambierà probabilmente quattro sistemi elettorali in due decenni, un record europeo condiviso con la sola Grecia. Già questo dice parecchio sulla surreale tesi della superiorità dell’Italicum.

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