Diciamo no a chi importa la guerra del Medio Oriente nella festa del 25 aprile italiano

lunedì, 6 aprile 2015

Compiendo una scelta regressiva e una forzatura storica, da un decennio circa alcuni responsabili delle Comunità ebraiche italiane invitano i loro iscritti a separarsi dagli altri cittadini italiani, nella commemorazione del 25 aprile. Il pretesto è sfilare dietro allo striscione della Brigata Ebraica. Esso ricorda i cinquemila ebrei residenti in Palestina che per poco più di un mese -fra il marzo e l’aprile 1945, a guerra quasi finita- combatterono i nazisti sulla nostra penisola, inquadrati nell’esercito britannico. Tale Brigata Ebraica ebbe 41 caduti, che meritano di essere onorati come le migliaia di altri militari alleati di ogni fede e ogni provenienza morti per liberare l’Italia dal nazifascismo.
Ben prima del marzo 1945, già dal settembre 1943, e molti in anticipo su quella data, migliaia di ebrei italiani partecipavano attivamente alla Resistenza partigiana, protagonisti nella formazione di Brigate antifasciste dentro le quali veniva annullata l’odiosa norma delle leggi razziali. Non esiste un conteggio preciso delle centinaia di ebrei italiani caduti in combattimento durante la Resistenza a cui parteciparono da protagonisti.
Dal 1945, per oltre mezzo secolo, gli ebrei italiani hanno celebrato il 25 aprile mescolati insieme alle formazioni antifasciste derivate da quella militanza partigiana comune.
Una trentina di anni dopo, qualcuno ha iniziato a portare in corteo le bandiere palestinesi, che non c’entravano nulla. E così, per reazione, altri hanno escogitato il contrappunto (tutto italico) della Brigata Ebraica, invitando gli ebrei a separarsi in piazza pur di sventolare il 25 aprile la bandiera con la stella di Davide.
E’ stata pessima l’idea di importare il Medio Oriente dentro alle celebrazioni del 25 aprile, come contagio di inciviltà e come esasperazione del nuovo settarismo identitario. L’anno scorso dopo le tensioni registratesi in piazza a Roma e a Milano, i caporioni di questa zuffa si erano lasciati con promesse minacciose di tipo ultràs (“ci rivediamo l’anno prossimo”), dimenticando che il settantesimo 25 aprile cadrà di sabato e quindi (nuova ipocrita finzione riesumata da laici incalliti fino a ieri che oggi si spacciano per osservanti) la festività esclude una presenza ebraica organizzata.
In compenso si odono bestialità grossolane brandite gli uni contro gli altri: “I palestinesi erano alleati di Hitler”, “La bandiera israeliana non è compatibile con la Resistenza”.
L’Anpi, associazione cui mi onoro di essere iscritto, dovrebbe rivolgere un appello comune alle opposte tifoserie mediorientali per chiedere loro di rinunciare, il prossimo 25 aprile, a simboli che nulla hanno a che fare con la lotta di liberazione contro il nazifascismo.

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