Prodi: sparare agli scafisti? Solo una trovata demagogica

martedì, 21 aprile 2015

Romano Prodi ha concesso due interviste ad “Avvenire” e “Fatto Quotidiano” di martedì 21 aprile 2015 in merito alle soluzioni da trovare per contrastare la crisi nel Mar Mediterraneo. L’ex presidente del Consiglio e della Commissione si mostra particolarmente scettico contro le soluzioni si discute in queste ore, ovvero un ipotetico, e molto vago, blocco navale che blocchi gli scafisti, con azioni mirate contro le loro imbarcazioni. ” Mi sembra (una questione, ndA) minimale rispetto alle dimensioni del problema”, rimarca in merito alla strategia di bloccare con le armi le navi o i pescherecci con cui vengono trasportate le migliaia di persone che scappano da due drammi diversi ma intrecciati tra loro, guerra e fame. Sul blocco navale Romano Prodi si mostra particolarmente dubbioso, visto che nessuno sembra aver ben in mente di cosa si tratti. “Mi dicano tecnicamente che cos’è: un assalto alle coste? L’ho chiesto mille volte ai miei interlocutori, nessuno mi ha mai dato una risposta precisa, strategica e concreta. In linea teorica potrei essere anche favorevole, ma al momento mi sembra solo un’espressione verbale. Quando c’era Gheddafi era un continuo trattare, adesso il dominio è di delinquenti anonimi, manca una forza con cui trattare”. Dal Consiglio Europeo straordinario Romano Prodi rimarca che non si possa che ottenere soluzioni di breve periodo.  La fine di Mare Nostrum è giudicata come un errore. ” Lo dicono le cose. Le cifre che ho ricordato, ma anche il fatto che Triton ha regole molto più restrittive. Nel breve si può moltiplicare l’impegno operativo di soccorso. Ma se non si affronta il problema alla radice, non si ottiene più di tanto”.  Il problema vero è come gestire pressioni migratorie fortissime e inesauribili a breve e medio termine, rafforzate da problemi contingenti come le guerre che squassano diversi Stati africani e mediorientali, con conseguente mancanza di strutture statuali capaci di garantire il rispetto di eventuali accordi. ” Dobbiamo comprendere che la popolazione di certe regioni raddoppierà in meno di 20 anni, la spinta di questi popoli sarà sempre più forte. Me lo dicevano anche il presidente del Niger e del Mali. E i moderni mass-media rendono questi popoli ancora più consapevoli delle disparità che ci sono fra loro e l’Occidente. È un dramma italiano, ma è un problema europeo, anzi della comunità mondiale. Ricordiamo che nel mondo ci sono 2-300 milioni di persone che vivono oggi in un Paese diverso da quello da cui sono dovuti fuggire. Bisogna gestire lo sviluppo, del Nord Africa e della fascia sub-sahariana. E impedire vicende come quella libica, dove l’esodo è accompagnato da queste immani tragedie”. In merito alla Libia, diventata in questi mesi il punto di partenza di decine di migliaia di migranti verso l’Europa, Prodi auspica un’intesa tra le grandi potenze, vera strategia per la stabilizzazione di un Paese squassato da una guerra civile.

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