Soccorso, accoglienza, traghetti, voli charter… le parole che i governanti non dicono

mercoledì, 22 aprile 2015

Un sintetico glossario della terminologia con cui i leader politici italiani e europei affrontano la tragedia del Mediterraneo, vede il netto sopravvento di parole ad effetto: scafisti, schiavisti, distruggiamo, bombardiamo, blocchiamo.
Ci sono invece parole considerate inopportune che i politici non pronunciano mai, tanto meno in cima ai loro discorsi: la parola soccorso. E’ o non è una priorità, il soccorso dei profughi?
Altra parole proibita: accoglienza. L’Europa deve o non deve dare accoglienza -certo identificandoli, smistandoli, ripartendone l’onere- a chi fugge dalle guerre che hanno distrutto le loro case e le loro vite?
Ci sarebbero poi parole molto più concrete: traghetti, voli charter. Costano molto meno delle somme incassate per il trasporto verso l’Europa da parte dei monopolisti illegali del traffico umano. Ma traghetti e voli charter restano parole impronunciabili, in politica.
Viceversa è bello mettere al centro dei propri discorsi la denuncia degli scafisti, magari trasformandoli in schiavisti, che fa ancora più effetto. Così sfoghiamo la nostra indignazione e ci sentiamo più buoni. O più coraggiosi, annunciando bombardamenti e distruzione delle imbarcazioni. Iniziative forse utili, ma certamente collaterali e marginali rispetto alla soluzione di un problema che ha dimensioni storiche.
Infine, va per la maggiore la parola vergogna: vergogna all’Europa, vergogna all’avversario politico, vergogna allo sciacallo. Chissà perchè, sono sempre gli altri che devono vergognarsi.

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