I ragazzi, il Corriere e l’Expo

giovedì, 23 aprile 2015

Stipendi da 1300 euro netti offerti per lavorare durante i sei mesi di Expo rifiutati dai ragazzi per i turni domenicali e serali. Questa notizia è stata diffusa ieri dal “Corriere della Sera”, e ha spinto uno dei suoi editorialisti più famosi, il critico TV Aldo Grasso, a fare un editoriale dai toni fortemente critici verso una generazione disabituata alle fatiche del mondo del lavoro.

La notizia fornita dal “Corriere” era quantomeno parziale. Come spiegato a Huffington Post dalla stessa Manpower, l’agenzia interinale fonte del quotidiano milanese, il dato dell’80% dei rifiuti non era vero, così come non era corretta la retribuzione. Solo per due posizioni, Operatori Grandi Eventi e Area Team Leader, erano offerti più di 1300 euro mensili netti, per sei mesi di lavoro. La notizia ha suscitato un forte dibattito riecheggiando il dibattito mediatico sui giovani “bamboccioni” o “choosy”, due espressioni utilizzate da due ex ministri in merito ai ragazzi poco disponibili a sacrifici per rendersi indipendenti grazie al lavoro. Il tema meriterebbe una discussione pubblica su basi veritiere che la vicenda di Expo non ha. Un ragazzo che rifiuta un contratto di sei mesi che sicuramente non gli verrà rinnovato per accettarne un altro con turni magari meno impegnativi non è certo “choosy” o poco disposto al sacrificio, ma solo propenso a preferire un’occupazione più stabile, e magari meno retribuita. Allo stesso modo si può valutare la scelta dei tanti ragazzi che hanno preferito evitare di guadagnare 500 e 600 euro per un lavoro temporaneo in una città distante. Il costo delle stanze a Milano è molto elevato, e il pendolarismo con i mezzi pubblici è reso molto difficile dagli orari 24 ore su 24 di Expo. I problemi rilevati dal commento di Aldo Grasso e dal pezzo del “Corriere” sono in parte presenti, ma quasi del tutto assenti in questa vicenda.

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