La notizia è agghiacciante, purtroppo confermata da più fonti. I miliziani dell’Is stanno concentrando la popolazione di etnia yazida presa in ostaggio nella regione settentrionale del Sinjar, sul confine fra Siria e Iraq, deportandola nel distretto di Tal Afar. Qui è già stato perpetrato un massacro. Si parla di 300 morti, qualcuno ipotizza che siano più del doppio. Corpi ammucchiati in un pozzo di Alo Antar nei pressi dell’autostrada di al-Ayyadiya.
Si tratta di un crimine efferato ma coerente con l’ideologia genocida del sedicente Califfato, secondo la quale gli yazidi sarebbero una popolazione eretica e, come tale, meritevole solo di essere sterminata. Centinaia di giovani donne yazide sono state ridotte in stato di schiavitù sessuale nei bordelli istituiti dai tagliagole. Bambini sono stati portati via alle loro famiglie. Ma già l’estate scorsa l’Is aveva realizzato una strategia di massacri sistematici della popolazione, con tanto di foto diffuse via smartphone per vantarsi dell’impresa e diffondere il terrore.
Il genocidio degli yazidi, denunciato dai peshmerga curdi che combattono sulla frontiera mobile del Califfato, resta ignorato da un’opinione pubblica occidentale che poi, naturalmente, si increspa davanti all’arrivo dei profughi.