Il futuro di Pisapia, ovvero la nocività delle scissioni a sinistra

giovedì, 7 maggio 2015

Molti vedono nella scissione del Pd una fatalità ineluttabile, se non un’operazione da accelerare a proprio vantaggio. Ma nessuno indica una motivazione programmatica se non per reazione alla mutazione genetica in atto nel Pd, per opera di Renzi. Provocare una spaccatura a sinistra in tempi drammatici per le guerre in corso a ridosso dell’Italia, il flusso migratorio e l’emergenza umanitaria, le lacerazioni interne al mondo del lavoro, è una responsabilità pesantissima. Sembrerebbe la replica farsesca di scissioni dalle conseguenze tragiche nella sinistra europea del secolo scorso, in coincidenza con lo scoppio delle guerre mondiali.
Chi ha letto le proposte contenute in “Milano città aperta. Una nuova idea della politica”, il libro di Giuliano Pisapia edito da Rizzoli, ci troverà questa preoccupazione a non farsi trascinare nei rancori e nelle contrapposizioni. Pisapia fa tesoro dell’esperienza unitaria milanese, nata da una costante opera d’ascolto e partecipazione. Anche nel suo futuro politico, al termine del mandato di sindaco di Milano, l’anno prossimo, Pisapia si propone come riferimento unitario, anche se distinto e autonomi rispetto a un Pd a guida Renzi.
Personalmente rispetto le scelte individuali di chi non se la sente più di militare nel Pd, come Pippo Civati. Anche se non rispondono alle motivazioni di una base che nel giro di un paio d’anni ha consentito a Matteo Renzi di legittimarsi come leader, dentro un un partito profondamente deluso dal suo vecchio gruppo dirigente. Credo che in futuro Pisapia potrà svolgere una funzione di raccordo unitario che ci sarà preziosa. La storia insegna che le scissioni a sinistra producono esiti quasi sempre nocivi.

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