Il cinismo inefficace nella crisi euromediterranea

venerdì, 8 maggio 2015

Questo articolo è uscito su “Nigrizia”.

La tragedia epocale che si sta consumando nel mare Mediterraneo, trasformato in un immenso cimitero di fuggiaschi dalla guerra e dalla fame, si combina con l’impoverimento accelerato dei paesi rivieraschi che per ragioni geografiche costituiscono la prima meta cui tentano di approdare quei poveretti.
Viene quasi da pensare che, insieme alla storia, stia cambiando la geografia di un bacino marittimo contraddistinto per millenni da contaminazioni culturali e scambi commerciali fiorenti così intensi da farne una culla della civiltà mondiale, nonostante i conflitti armati e le contrapposizioni religiose che vi anno imperversato.
L’aver considerato per secoli l’Africa, e in parte anche il Medio Oriente, solo come territori da egemonizzare con spirito predatorio, ha impedito alle ex potenze coloniali divenute Unione Europea un approccio lungimirante quando la sponda sud ha cominciato a sussultare. Rattrappita in una visione miope dei suoi interessi, l’Europa ha concesso spazio ai fanatici jihadisti e ai trafficanti, subendone la manovra a tenaglia che ora si manifesta nel controllo territoriale di vaste aree prive di autorità statale, con l’aggiunta di una sorta di monopolio illegale sul trasporto dei migranti disposti a tutto pur di raggiungere le sponde settentrionali.
Per quanto possa sembrare ardita, credo sia necessario indicare una relazione fra la catastrofe umanitaria dei profughi e il fallimento delle ricette di austerità con cui si pretendeva di curare l’economia greca senza ricorrere a forme di remissione del debito accumulato da Atene, impossibile da estinguere. Sono due episodi, collegati, della medesima visione egoistica delle relazioni internazionali. L’illusione di potersi tenere alla larga dai focolai di infezione che colpiscono popolazioni limitrofe, stendendo un cordone sanitario a protezione del benessere acquisito in casa propria.
La separazione però ha retto solo per qualche anno. L’indifferenza delle opinioni pubbliche e il cinismo dei governanti si confermano palliativi inefficaci. Ora bisognerà correre ai ripari, sperando che non sia troppo tardi. Perché il flusso mondiale della ricchezza che si trasferisce altrove e marginalizza l’area mediterranea nelle relazioni internazionali, è un processo doloroso che infiamma le periferie nel mentre ci avvicina ad esse. Le abbiamo di fianco e le abbiamo in casa. Sono debiti anche nostri. Ci impongono di recuperare un senso di umanità perduto, perché la salvezza può essere solo comune.

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