La vittoria di David Cameron mette in discussione il futuro dell’UE più della Grecia

sabato, 9 maggio 2015

David Cameron ha ribadito immediatamente la conferma del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’UE come uno degli obiettivi prioritari del suo nuovo governo. Il premier conservatore potrà formare un esecutivo composto da soli esponenti del suo partito, e senza il peso decisivo dei centristi e filoeuropei Lib Dems non incontrerà alcun ostacolo alla Camera dei Comuni per lo svolgimento questa consultazione. Il referendum sull’UE è stato uno dei motivi principali del successo di David Cameron, che è riuscito, grazie alla sua volta conservatrice sull’Europa così come sull’immigrazione, a recuperare i delusi dal suo governo troppo moderato. Il relativo insuccesso dello UKIP ha permesso ai Conservatori di vincere tanti collegi in bilico, grazie al sostegno di numerosi elettori centristi convinti dal record economico dell’esecutivo. Il referendum sull’UE rappresenta una grande sfida per David Cameron, che segue il “successo” politico ottenuto sulla consultazione per la secessione della Scozia, e mette in difficoltà l’Europa. Il Regno Unito è la seconda economia dell’UE e il terzo Paese per popolazione, membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, potenza nucleare e prima Nazione europea per spese militari. L’Unione Europa senza il Regno Unito sarà un’altra cosa, e per rimanere legato a Bruxelles David Cameron chiederà l’esatto opposto di quanto vorrebbero fare i suoi leader, Jean-Claude Juncker, Angela Merkel e Mario Draghi. David Cameron è indisponibile a nuove cessioni di sovranità, e nel recente passato ha perfino messo in discussione uno dei pilastri dell’Europa unita, la libertà di circolazione delle persone. L’UE a due fasi, iniziata negli anni novanta e che ha trovato la sua cristallizzazione nell’euro, in Schengen e nei Trattati di Amsterdam e Lisbona, sta irrimediabilmente per concludersi. L’elettorato britannico è profondamente euroscettico, anche se al momento l’addio all’Unione Europa appare improbabile. David Cameron proporrà però misure che incontreranno una profonda ostilità a livello europeo, come già visto all’epoca della nomina del nuovo presidente della Commissione. Il premier britannico si oppose con grande forza alla nomina del “federalista” Juncker, esponente del fronte europeista che vuole rafforzare l’approfondimento delle istituzioni comunitarie. Angela Merkel dovrà prendere una posizione più chiara rispetto a quanto fatto durante la crisi, quando l’integrazione europea è stata rallentata e ha prevalso il metodo intergovernativo rispetto a quello comunitario. Il possibile addio del Regno Unito e la profonda ridefinizione dei suoi rapporti con l’UE che chiede Cameron rappresentano una sfida ancora più rilevante rispetto alla Grecia. Con Atene c’è una comune strategia – sia il governo Tsipras che gli altri esecutivi vogliono mantenere la Grecia nell’euro- ma differenti soluzioni. David Cameron vuole un’altra Europa, che rimetta in discussione l’approfondimento comunitario introdotto dall’avvio dell’Unione introdotta da Maastricht. Il premier conservatore rappresenta il più autorevole esponente del nazionalismo europeo, che, seppur su toni più moderati, è presente anche in molti Paesi dell’area euro così come nell’Est o in Scandinavia.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.