Il sionismo messianico-religioso egemonizza il nuovo governo Netanyahu

venerdì, 15 maggio 2015

Con 61 voti contro 59 il quarto governo Netanyahu ha ottenuto la fiducia del parlamento israeliano. Non si tratta solo di una compagine decisamente orientata a destra. A caratterizzarlo, rispetto ai precedenti, è il ruolo cruciale assunto dal partito Focolare ebraico che ottiene il ministero dell’educazione per il suo leader, Naftali Bennett, e il ministero della giustizia per Ayelet Shaqed, divenuta celebre per la proposta di bloccare i finanziamenti delle onlus cooperanti con i palestinesi. Netanyahu aveva risucchiato a favore del suo Likud una parte dell’elettorato di Focolare ebraico, impaurito dall’eventualità di una vittoria laburista. Ma insieme all’abilità tattica di Bennett, ha fatto premio la sua capacità egemonica di portavoce di una visione millenaristica del sionismo, che attribuisce ai coloni dei territori occupati la funzione di battistrada dell’ebraicizzazione di tutta la regione, ben oltre i confini d’Israele. Si sta consolidando così, anche nell’establishment, la nuova impronta religiosa che vede nel sionismo non più un movimento laico, bensì l’artefice di un processo messianico di redenzione. Siamo a un passo dalla santificazione della guerra e dell’occupazione dei territori palestinesi.
La pericolosità di questo equilibrio politico, e l’involuzione che può favorire all’interno della società israeliana, a me sembra purtroppo evidente.
Nella foto: Naftali Bennett e Ayelet Shaqed

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