Il vizio d’origine che ha lesionato il Pd ligure: accordi a destra per quieto vivere

martedì, 19 maggio 2015

Se Raffaella Paita è la candidata del Pd in Liguria, dopo avere vinto primarie discutibili nelle province, avendo contro la maggioranza della sinistra genovese, lo si deve a un errore politico precedente: la logica consociativa che per comodità impersoniamo nella figura di Claudio Burlando, ma che coinvolge molti altri prima e dopo di lui. L’idea cioè che una sinistra detentrice delle leve del potere, avesse convenienza a condividerle tacitamente con altri poteri diffusi sotto forma di compromesso spartitorio. Metteteci di mezzo la Carige, le infrastrutture, le aree commerciali, la sanità (compresa quella di proprietà ecclesiastica), eccetera.
Nelle primarie vissute sulla contrapposizione fra una continuità con Burlando rivendicata dalla Paita, e la discontinuità rappresentata da un uomo di valore ma considerato corpo estraneo come Cofferati, tale consociativismo alla ligure ha trovato maldestra benedizione nazionale. Fu la ministra Roberta Pinotti a ricordare che se a Roma il Pd governa con Alfano, non si vede perchè la stessa formula politica non dovrebbe funzionare a Genova. Legittimando così, volente o nolente, l’appoggio fornito alla Paita da esponenti del centrodestra locale.
La stessa idea costitutiva del Pd è stata così infranta fin nelle premesse di uno scontro politico degenerato con gravi, comprovate irregolarità su cui i probi viri sono intervenuti con sospetta morbidezza. Di qui l’esplosione del partito, in particolare nel suo nucleo storico di sinistra genovese. Ora è scattato il liberi tutti, e il quieto vivere rischia di trasformarsi in un suicidio collettivo.

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