Dostoevskij in caserma. Una vecchia storia di amicizia e libertà

lunedì, 25 maggio 2015

Ieri sera, alla vigilia dei funerali di Roberto Delera, una persona che non conoscevo mi ha inviato su Facebook il messaggio seguente, accompagnato da una fotografia. Due regali meravigliosi che voglio condividere con voi.

Testo

Il sorriso di Roberto evoca ricordi incancellabili. Tanta tristezza, anche per i troppi anni di assenza. Lo conobbi a Gorizia, in divisa, nel 1978. Lui soldato semplice, io ufficiale (di complemento).

Un maresciallo me lo portò in ufficio, dopo averlo colto in flagranza di reato: “Era di guardia e leggeva queste porcherie”, disse, sventolando i Demoni di Dostoevskij.

Gli dissi che avrei pensato io alla giusta punizione. Così diventammo amici, io del Manifesto lui di Lotta Continua.

Quando volevamo star fuori con gli amici Roberto si raggomitolava nel bagagliaio della mia macchina, così potevamo entrare e uscire come ci pareva dalla caserma. Colonna sonora: “Exile on Main Street” dei Rolling Stones, Dylan, Doors, Hendrix.

Grazie di tutto Roberto, non posso dimenticare. Perdonami per essere sparito.

Mario Boccia

 

P.S. Ho scoperto poi che Mario Boccia dopo quel lontano servizio militare è diventato un valoroso fotografo impegnato nella cooperazione sociale in zone di guerra. Sua è la famosa immagine della ragazza che corre per le strade di Sarajevo bombardata nel 1993.

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