L’istituto Cattaneo e Genova smentiscono le giustificazioni renziane sul voto ligure

martedì, 2 giugno 2015

Le regionali sono state vinte dal PD e l’unica vera sconfitta, la Liguria, è colpa della “sinistra masoschista” che ha promosso la candidatura scissionista di Luca Pastorino. Il giorno dopo aver visto volatilizzarsi due milioni di voti in termini assoluti, con una contrazione della partecipazione di 5 punti complessivi che non giustificherebbe certo una simile flessione, è questa la tesi del PD in merito alla perdita della Liguria. Nello specifico è la tesi dei vertici “renziani” del Partito Democratico, ormai inclusivi anche di Matteo Orfini, fedele compagno di playstation del presidente del Consiglio. L’analisi del voto non conferma però questa interpretazione, come mostra la tabella composta dall’istituto Cattaneo.

In Liguria il PD ha perso 185 mila voti rispetto alle elezioni europee dell’anno scorso come voto di lista. Se invece si fa il calcolo sui voti ottenuti da Raffaella Paita come candidata presidente, questo dato scende a 140 mila. Una contrazione molto accentuata, superiore rispetto al calo complessivo della partecipazione. Alle europee 2014 hanno votato 810 mila liguri, mentre alle regionali l’affluenza si è assestata a 690 mila. Vista la flessione così pronunciata subita dal PD rispetto all’anno scorso, attribuire interamente la sconfitta alla candidatura di Luca Pastorino appare quantomeno forzato. Sommando i voti conquistati dall’ex deputato del PD a quelli di Raffaella Paita il centrosinistra avrebbe effettivamente superato i consensi raccolti da Giovanni Toti, di circa 20 mila voti, ma questa operazione è possibile solo aritmeticamente, non politicamente. Lo dimostra il voto di lista: i partiti di centrodestra hanno conquistato in Liguria poco più di 203 mila voti. Le liste a sostegno di Raffaella Paita e quelle schierate per Luca Pastorino si fermano a 198 mila. E la somma è invero complicata. Le forze a sinistra del PD che si sono unite nel sostegno a Luca Pastorino difficilmente sarebbero entrati nella coalizione voluta e perseguita da Burlando e che avrebbe dovuto replicare la coalizione a sostegno del governo Renzi a livello nazionale. La vittoria del centrodestra ligure è stata favorita dal boom della Lega Nord, che ha superato il 20%, insieme alla relativa tenuta di Forza Italia. Il dato di Genova, città che ha una popolazione pari a circa un terzo della Liguria, dovrebbe essere osservato con molta attenzione dal PD. Alle europee il PD ha preso 122 mila voti, pari al 44,58%. Raffaella Paita ha conquistato meno della metà delle preferenze 2014, ovvero 59 mila voti, tanto da arrivare solo terza nel capoluogo della Liguria. La lista del PD ha preso invece 48 mila voti. Luca Pastorino ha preso un buon consenso, circa 31 mila voti, che però rappresentano meno della metà delle perdite di Raffella Paita rispetto al voto 2014.  Il M5S è leggermente calato a Genova rispetto alle europee, passando da 76 mila voti a 72 mila, in linea con la contrazione dei votanti tanto che le percentuali rimangono identiche. La Lega Nord triplica invece i suoi voti rispetto al 2014, passando da 10 a più di 30 mila. Giovanni Toti conquista più di 15 mila voti rispetto alla somma dei consensi ottenuti dai partiti in suo sostegno alle europee. Attribuire questo smottamento elettorale al solo Pastorino appare falso, più che eccessivo.

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