In un’intervista a Conchita Sannino su “Repubblica”, il magistrato Raffaele Cantone -non si sa bene se come privato cittadino o come Commissario nominato dal governo all’Autorità per la lotta contro la corruzione- ha pensato bene di sferrare un attacco diretto contro Rosy Bindi: “Questa vicenda degli impresentabili è stato, per me, un grave passo falso, un errore istituzionale”. Ohibò! Non sapevo che a Cantone fossero attribuiti pure compiti di controllo e indirizzo sulle attività delle commissioni parlamentari bicamerali! Questo suo impulso a intervenire in soccorso del vincitore delle elezioni campane, Vincenzo De Luca, a poche ore di distanza dalla ridicola, pletorica, demagogica querela che quest’ultimo ha voluto presentare contro la Bindi come suo biglietto da visita in Regione, a me è parso quanto meno incauto.
Ho l’impressione che un’attenta verifica dell’operato di Rosy Bindi confermerà come essa abbia agito nel rispetto di una normativa votata all’unanimità dalla Commissione parlamentare Antimafia. E che se avesse agito diversamente, per esempio escludendo dalla lista il nome di De Luca, ovvero fornendo quella lista a elezioni avvenute, Rosy Bindi si sarebbe esposta a ben più fondate critiche, benché risparmiandosi gli attacchi e le contumelie di questi giorni. Ma che cosa c’entri con questa vicenda Raffaele Cantone, vittima di eccesso di petulanza, qualcuno me lo deve pur spiegare. Magari qualcuno fra coloro che hanno preso l’abitudine a usare questo ottimo, valoroso magistrato a mo’ di foglia di fico.