Quelli troppo furbi che consideravano Salvini l’avversario più comodo da battere

giovedì, 4 giugno 2015

Questo articolo, scritto prima di conoscere i risultati delle elezioni regionali del 31 maggio 2015, è uscito su “Nigrizia”.

Non conosco i risultati delle prossime elezioni regionali, ma tutta una serie di avvenimenti italiani e sovranazionali sembrano congiurare univocamente a far sì che la Lega di Matteo Salvini stia per diventare la forza politica più votata all’interno dello schieramento di destra. Con quanti voti, e con quale percentuale di astenuti, importa solo fino a un certo punto.
Diciamo, in sintesi, che la campagna fascioleghista di Salvini, affiancato da un movimento piccolo ma simbolico come Casapound, lo proiettano come nuovo uomo forte, partecipe di un’avanzata dei nazionalismi xenofobi e reazionari che vede nella Russia di Putin il suo punto di riferimento. Mentre in Francia la destra repubblicana di Sarkozy ha recuperato consensi sul Front National solo dopo che ne ha fatta propria la brutalità anti-immigrati.
Provo a immaginare le conseguenze di questo smottamento estremista a destra, senza che, almeno in Italia, emergano in quello schieramento leadership alternative a Salvini, dominatore indiscusso dei talk show televisivi.
Gli insegnamenti della storia dovrebbero metterci in guardia. Non vorrei, tanto per capirci, che il premier Renzi confidasse –magari grazie all’Italicum- di trovare in Salvini l’avversario a lui più confacente. L’ipotesi che il governo di un paese come l’Italia possa finire nelle mani di un estremista folkloristico, il ducetto delle felpe e delle ruspe, può sembrare a prima vista mera fantapolitica.
Temo purtroppo che non sia così. In un contesto di aggravamento della crisi economica, provocato magari dal default greco e dalla disunione europea, la mancata gestione del flusso migratorio, l’emergenza dei profughi e l’offensiva del terrorismo islamico, possono causare grave instabilità. Sul piano culturale, l’indifferenza alla sorte dei profughi trova sempre nuovi pretesti di giustificazione da parte di politici e giornalisti senza scrupoli. Comportamenti egoistici, se non addirittura cinici, vengono esibiti nelle nostre città come forme legittime di autodifesa popolare.
A questo punto diviene cruciale l’impegno sul terreno dei valori di civiltà, quand’anche ci si veda sospinti in una condizione minoritaria. Non bastano gli appelli di papa Francesco o del segretario delle Nazioni Unite, Ban ki-Moon. Chi si prodiga sul terreno dell’accoglienza viene spesso irriso, circondato di ostilità.
Non sarebbe la prima volta che in un paese come il nostro la pulsione autoritaria, l’illusione di risolvere i problemi affidandosi a un uomo forte, trasformi nel giro di qualche anno un provocatore da quattro soldi in uomo di potere ossequiato dai benpensanti.
C’è chi cade nella trappola e insegue Salvini di piazza in piazza, opponendogli una violenza che lo aiuta a presentarsi come vittima. Al contrario, oggi più che mai, bisogna essere fermi nella difesa dei valori di accoglienza e umanità, rifuggendo dalle esibizioni di forza in cui l’uomo vincente sarà sempre lui, il nuovo capo della destra.

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