L’ultimo volo di Claudio Rinaldi, dal Sessantotto al potere (e ritorno)

giovedì, 11 giugno 2015

Esce oggi in libreria “L’ultimo volo della sera”, pubblicato da Feltrinelli, il romanzo autobiografico postumo di Claudio Rinaldi. Si tratta di un documento a suo modo straordinario per la sincerità al limite della spudoratezza con cui Rinaldi, costretto dall’infermità a interrompere il lavoro che lo appassionava, mette per iscritto un resoconto (o la caricatura?) del suo percorso dall’Università Cattolica di Milano a Lotta Continua fino all’establishment di un’Italia che nel frattempo si scopriva berlusconiana. Non avrei la serenità necessaria per scriverne una recensione. Il libro di Rinaldi appassiona, coinvolge, lascia riconoscere luoghi e personaggi, insegue la pulsione erotica e sbatte nel declino fisico; ma proprio per questa sua potenza narrativa esprime anche risentimento, come se egli cercasse di incapsulare nel cinismo una vicenda rimasta per lui interrotta e piena di tormento. Prima di diventare il grande direttore dell'”Espresso” che è stato, e prima di morire nel 2007 per una sclerosi multipla con la quale conviveva da un trentennio, Claudio Rinaldi ha compiuto scelte drastiche di rottura con l’esperienza giovanile che qui talora sembra voler ridicolizzare, quasi temesse di cadere nella tentazione di rimpiangerla. Non aggiungo altro, se non un invito alla lettura che, temo, divertirà chi non ha vissuto in prima persona quegli eventi, e viceversa ne irriterà i protagonisti.
Aggiungo solo un ricordo personale (tralasciando gli ultimi anni in cui, dal letto su cui era immobilizzato, Claudio ebbe la gentilezza di scrivere dei bei commenti politici per L’Infedele). Quando io ero un giornalista ventenne alle prime armi e lui già un direttore apprezzato, una volta mi volle fare una raccomandazione: “Per fare bene questo mestiere devi tagliare i ponti col movimento da cui provieni, non avere paura di rompere amicizie e perfino di essere accusato di delazione”. Non ho seguito il suo consiglio e non sono neanche sicuro, dopo aver letto “L’ultimo volo della sera”, che da ultimo mantenesse una tale convinzione.
Di certo questo libro resterà come un documento importante. Ringrazio la moglie Loredana e la figlia Giulia che ne hanno autorizzato la pubblicazione.

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