Il ricatto sui precari della scuola

mercoledì, 17 giugno 2015

EDIT: Matteo Renzi ha commentato nuovamente il caso “Buona Scuola” sul suo profilo Facebook, affrontando anche chi parla di “ricatto”.

Il disegno di legge Buona Scuola prevede centomila professori in più, una diversa organizzazione basata sull’autonomia, più soldi per la formazione e finalmente il merito nella valutazione.
Per la prima volta un Governo mette più soldi (tanti) sulla scuola perché per noi è strategico. Basta coi tagli alla scuola, investiamo finalmente!
In molti però hanno contestato questo provvedimento chiedendone il ritiro e dicendo che avrebbe distrutto la scuola pubblica. Al Senato di conseguenza il provvedimento è bloccato da migliaia di emendamenti che cercano di stopparne l’approvazione.
Ora, delle due l’una. O questo provvedimento è una sciagura, come dice chi protesta. Oppure, come pensiamo noi, può essere migliorato ma è il primo provvedimento dopo decenni che mette soldi sulla scuola e restituisce continuità educativa ai nostri ragazzi. Discutiamo, facciamo modifiche, ma poi votiamo. Altrimenti saltano gli investimenti.
Oggi qualcuno parla di ricatto, ma la verità è molto semplice: puoi assumere solo e soltanto se cambi il modello organizzativo. Dare più professori alle scuole impone l’autonomia degli istituti e una diversa organizzazione. Altrimenti la scuola diventa ammortizzatore sociale per i precari e non servizio educativo per i nostri ragazzi e le famiglie. Assumiamo i professori per metterli a lavorare, in un sistema organizzativo diverso (e questo spiega il ruolo del preside, su cui si può discutere, ma qualcuno che decide nella scuola dell’autonomia ci vuole. O pensiamo di andare avanti con le circolari da Roma?)
A regime normale si assumono ogni anno 20 mila persone. Noi investiamo sulla scuola e proponiamo di farne 100 mila. I precari – che sono tre volte tanto – vorrebbero essere assunti tutti e ovviamente non è possibile perché si entra nella scuola vincendo un concorso non altrimenti.
Noi ci siamo, pronti al confronto fin dalla prossima conferenza nazionale sulla scuola.
Se il disegno di legge già approvato alla Camera va in porto anche al Senato, la scuola italiana ha più risorse, più personale ed è più forte. Perché dopo anni di tagli finalmente c’è chi investe sulla scuole non a parole, non nei convegni ?#?lavoltabuona?

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato che la riforma della scuola sarà rinviata di un anno, alla luce dell’eccessivo numero di emendamenti al Senato.  La “Buona Scuola”, approvata in prima lettura alla Camera, verrà modificata a Palazzo Madama, e la sua approvazione definitiva non sembra poter avvenire in poco tempo come previsto prima delle regionali. In questo modo salterebbe l’assunzione di circa 100 mila insegnanti precari, poiché per Renzi è possibile integrare nuovo personale docente solo in un sistema educativo riformato. Il messaggio del governo appare rivolto sopratutto alla minoranza del PD, visto che una nota successiva della segretaria ha chiarito come la “Buona Scuola” potrebbe ancora essere approvata in caso di riduzione degli emendamenti. La riforma dell’educazione, che avrebbe dovuto essere il provvedimento simbolo del governo Renzi nel 2015, come lo fu il bonus fiscale da 80 euro nel 2014, evidenzia ancora una volta i numerosi problemi suscitati. Nelle dichiarazioni effettuate a “Porta a Porta” il presidente del Consiglio ha parlato di una conferenza nazionale per correggere il provvedimento, da ripresentare poi corretto nei prossimi mesi. Il governo potrebbe stralciare la norma sull’assunzione dei precari, come chiesto da più parti, sia da sindacati che da minoranza PD, ma Renzi è indisponibile a trattare sul punto. Oltre a evitare il possibile annacquamento della riforma, l’esecutivo potrebbe trovare un sollievo finanziario dalla mancata assunzione di 100 mila precari. Questa misura costerebbe circa un miliardo di euro, e le coperture già scarseggiano, come dimostrato dalla bocciatura della reverse charge. Nelle ultime settimane il governo ha registrato un aumento imprevisto della spesa per diversi miliardi di euro. Gli interventi della Corte costituzionale su Robin Tax e blocco delle pensioni causeranno esborsi superiori ai 3 miliardi. La bocciatura della reverse charge costerà poco meno di un miliardo di introiti mancati, mentre l’aumento del costo del debito registrato nelle ultime aste dei titoli di Stato porterà a un’ulteriore riduzione dei risparmi di spesa previsti nel Def. Un miliardo di spesa in meno fa comodo, soprattutto considerando che senza una ripresa superiore al previsto +0,7% del Pil il tetto del deficit del 3% si avvicinerebbe piuttosto sensibilmente.

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