La Grecia si prepara al peggio, e l’Italia fa finta di nulla come se non la riguardasse direttamente

giovedì, 18 giugno 2015

La crisi greca si avvicina alle ultime tappe. Oggi ci sarà una riunione dell’Eurogruppo, ma nessuno si attende un accordo dall’incontro tra Yanis Varoufakis e i suoi colleghi ministri delle Finanze. Il 30 giugno si avvicina: a fine del mese scadranno i termini per il rinnovo del programma di assistenza finanziaria, che vale 7,2 miliardi di euro, mentre e la Grecia dovrà rimborsare 1,6 miliardi euro al Fmi. Soldi che non ci sono per il momento, così come mancano gli oltre 10 miliardi che il governo di Atene dovrà rimborsare alla Bce tra poche settimane. La Banca centrale europea ieri ha dato ancora un po’ di ossigeno all’economia ellenica alzando il tetto della liquidità di emergenza, ma il fallimento della Grecia si avvicina ineluttabilmente. Le posizioni continuano a essere molto distanti. Alexis Tsipras ha rimarcato ieri che non accetterà nuovi tagli alla spesa pubblica, dopo le dolorose misure di risparmio adottate negli ultimi anni di crisi. ll premier greco si prepara a un grande no all’Europa, e come ha rimarcato Draghi al Parlamento europeo, la gestione di un eventuale fallimento sovrano sarebbe oltremodo incerta. Fino a questo momento la crisi greca si è sviluppata secondo una ritmica sequenza di ultimatum diventati penultitamatum, che hanno evidenziato una grande confusione sul futuro della stessa Europa. I mercati finanziari stanno già prezzando il default ellenico, con tassi altissimi sui bond, mentre gli altri titolo dell’eurozona sembrano risentirne in modo poco rilevante. Le obbligazioni della periferia dell’unione monetaria offrono tassi di interesse sensibilmente più elevati rispetto a qualche settimana fa, ma al momento sembrano pesare più gli effetti del cambio o la crescita delle aspettative di inflazione che le tensioni con la Grecia. Nessuno sa però cosa succederebbe in caso di Grexit. L’eurozona si romperebbe, e l’ansia di chi sarà il prossimo potrebbe suscitare una nuova crisi finanziaria. L’Italia per il momento sembra non curarsene troppo, vista la scarsa esposizione delle nostre banche verso Atene. La crisi dell’euro che deriverebbe dall’addio della Grecia potrebbe però avere un riflesso anche sul nostro Paese. L’economia europea continua a non crescere in modo sostenibile, e l’aumento dei debiti sovrani è temperato solo dal successo delle politiche monetaria non convenzionali della Bce.

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