Perchè Renzi, sottovoce, tifa per la caduta di Tsipras

martedì, 30 giugno 2015

Renzi ha una priorità assoluta, da quando con un colpo di mano è divenuto capo del governo: rimanere a capo del governo. La prudenza con cui si è ritratto da ogni trattativa con la Grecia, così come la sintonia al limite della devozione tributata alla Merkel, si spiegano con una convinzione precisa del premier italiano: non è facendo il rottamatore e lo scavezzacollo che troverà in Europa i sostegni necessari per restare in sella a Roma. Ma la sua è una scelta anche di natura culturale: da Davide Serra a Sergio Marchionne, da Andrea Guerra a Claudio Costamagna, fino a Evelina Christillin, piace al nostro premier annoverarsi come partner-fiancheggiatore di personalità dinamiche ma organicamente collocate nei giri che contano. Nuovo potente con i nuovi potenti, o presunti tali.
Tsipras non rientra nella categoria. Agli occhi di Renzi è uno sfigato, anche se dà del filo da torcere agli euroburocrati su cui pure al nostro piace di tanto in tanto lasciarsi scappare una battuta. Credo che Renzi commetta un errore di visione politica non riconoscendo che la sua collocazione naturale sarebbe al fianco degli altri paesi euromediterranei indebitati a smontare i dogmi della falsa religione dominante. Perde un’occasione storica per eccesso di prudenza e per complesso d’inferiorità nei confronti dell’establishment. Prima che a lui, capitò lo stesso a D’Alema.

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