Ve lo ricordate il tweet renziano di sei giorni fa, quello in cui il nostro premier a proposito del referendum greco parlava di “derby fra euro e dracma”, sposando in pieno la minaccia tedesca di escludere Atene dall’eurozona?
The point is: greek referendum won’t be a derby EU Commission vs Tsipras, but euro vs dracma. This is the choice.
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 29 Giugno 2015
Dettato dalla volontà meschina di distinguersi da quegli “sfigati” dei greci, e da un’adesione conformistica alla linea delle grandi intese europee fra Popolari e Pse, oggi si rivela il più grave errore politico compiuto da Matteo Renzi da quando è a capo del governo italiano. La sua naturale vocazione avrebbe dovuto essere di schieramento euromediterraneo, al fianco delle voci critiche ma europeiste che si levano dai popoli più indebitati e sofferenti a causa di una crisi curata con le ricette sbagliate. Il Pd che si vanta di essere il più grande partito della sinistra europea avrebbe dovuto distinguersi dall’ottuso egoismo della Spd alleata con la Merkel, e dal social-nazionalismo di Hollande. Ne aveva tutto l’interesse, e perfino la fisionomia “rottamatrice”.
Invece Renzi si è presentato di fronte ai greci come il compagno di classe secchione che (senza peraltro averne titolo) per distinguersi ti fa la lezioncina. Anzi, dichiara che è stufo di aiutarti. Quella falsa stupida tiritera sulle baby- pensioni greche che gli italiani non sono più disposti a pagare…
Renzi è un improvvisatore di scarsi e variabili principi. Nel caso del referendum greco non l’ha azzeccata. Lo scenario drammatico che si apre ora, con mezza Europa che spingerà per buttare fuori la Grecia di Tsipras dall’unione monetaria, gli riserva un ruolo da comparsa secondaria. Un’occasione perduta, un errore politico fatale.