Questa mattina ho partecipato a un convegno organizzato dalla Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato nella bellissima Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. Una riflessione dedicata alle buone prassi di integrazione dei rom sperimentate da varie amministrazioni comunali e rimaste sconosciute dai più. Come spiegava bene il titolo, proposto da Luigi Manconi, “Si può fare. Superamento dei campi: esperienze a confronto”.
Superare l’obbrobrio dei campi nomadi istituzionalizzati e finanziati (con ruberie annesse) da governi di cui facevano parte gli stessi personaggi che oggi blaterano di raderli al suolo o di smantellarli in quattro e quattr’otto.
Tutto molto interessante, utile. Solo che a un certo punto doveva intervenire fra gli altri il sindaco pacifista gandhiano di Messina, il generoso ribelle Renato Accorinti, per raccontare un esperimento di “autocostruzione” di alloggi realizzato con i rom nella città dello Stretto. E si è scoperto così che il primo cittadino di Messina si era visto bloccare l’accesso al Senato perché, per scelta e abitudine, lui non indossa né giacca né cravatta.
Un’assurdità, un anacronismo che di certo non giova al prestigio delle nostre istituzioni.
Ho incontrato e abbracciato Accorinti, che considero fra i sindaci più bravi d’Italia, sulla soglia a lui preclusa di Palazzo Giustiniani. Indossava una dignitosissima t-shirt blu che non avrebbe certo violato il decoro del Senato. Veniva dal ministero delle Infrastrutture dopo aver sottoscritto un importante accordo per il rilancio del porto della sua città. Di ottimo umore, solo dispiaciuto di non potersi confrontare con tanti amministratori sulla relazione instaurata con i suoi amici rom.
Trovo che Accorinti sia a suo modo molto più elegante di certi frequentatori del Palazzo. Chi gli ha impedito l’accesso ha dato prova di un’ottusità che il presidente Grasso dovrebbe censurare e correggere.
Mi ha detto, scherzando, Accorinti: “Quando il presidente del Senato è venuto in gradita visita al Municipio di Messina, noi non gli abbiamo certo richiesto di togliersi giacca e cravatta”.