Vuoto politico, sinistra di governo che si divide, destra che avanza… Difendiamo l’originalità preziosa del laboratorio milanese

mercoledì, 15 luglio 2015

Per unanime riconoscimento Ada Lucia De Cesaris è stata una formidabile assessora all’urbanistica e una vicesindaca di Milano che si è contraddistinta per indipendenza, coraggio e notevoli capacità di “problem solver”. La settimana scorsa mi aveva telefonato confidandomi -ora lo si può dire- il suo disagio per gli eccessivi personalismi deflagrati all’interno della giunta Pisapia in vista delle primarie annunciate. In parte si tratta di dialettica politica fisiologica, ammetto di aver sottovalutato il suo malessere, non credevo l’avrebbe portata alla scelta (infelice per tutti) delle dimissioni. Ora credo che sarebbe sbagliato ridurre la questione alla sua dimensione personale, a insofferenze caratteriali: provo un’istintiva solidarietà per chi manifesta il suo impegno gratuito e generoso in forma di “brutto carattere”.
A questo punto però credo che che la crisi aperta dalla De Cesaris ponga un problema più generale, evidenziando le difficoltà in cui si ritrova la sinistra chiamata a governare nelle drammatiche condizioni imposte da una crisi che si prolunga da troppi anni. In tale contesto ostile, la giunta Pisapia è riuscita a dare prova di onestà, sobrietà e visione dell’interesse generale, contribuendo al risveglio delle energie migliori di Milano, grazie allo spirito unitario che l’ha animata fin dalla sua genesi. Anche le diatribe minori, le fibrillazioni del momento, le pulsioni personalistiche dell’ultim’ora, risultano oggettivamente ben piccola cosa se confrontate alle guerre di potere che affliggono la classe dirigente della politica italiana di questi tempi.
Il “rito ambrosiano” che ha contraddistinto fin dalle primarie del 2010 il laboratorio politico del centrosinistra milanese, ha molto a che fare con la storia e la conformazione sociale della nostra metropoli. Si è felicemente evitata una sterile contrapposizione tra forze politiche e movimenti civici, così come c’è stata la capacità di rifuggire divisioni di natura ideologica che a livello nazionale hanno provocato continue lacerazioni. Solo uniti si vince, contro una destra oscurantista e contro i poteri forti della speculazione.
Oggi dobbiamo fare appello al senso di responsabilità di tutti per tutelare l’originalità preziosa del laboratorio milanese che, pur riconoscendo i meriti di Giuliano Pisapia, è il frutto di un’esperienza collettiva e non dei meriti di una singola personalità. Come ci siamo sempre detti, la liberazione di Milano e la continuità della bella politica non possono essere vincolati all’esperienza di un solo uomo al comando. Anche nello spirito di condivisione, e nel rigetto di leadership carismatiche, Pisapia ha ben seminato. La sua stessa scelta di non considerarsi indispensabile al proseguimento del lavoro comune,va raccolta come insegnamento prezioso.
Tocca davvero a noi fare in modo che questo patrimonio non vada disperso. Avviare un dibattito pubblico che coinvolga il maggior numero possibile di cittadini sul futuro della città, facendo in modo che le primarie siano un momento di scelta partecipata e contraddistinta da spirito unitario, non un duello fra singoli in cerca di ruolo personale. I gruppi dirigenti nazionali dei partiti devono comprendere che l’originalità dell’esperienza milanese è un motore irrinunciabile del futuro della sinistra italiana. Dividerci a Milano fra renziani e antirenziani sarebbe l’anticamera della sconfitta. Lo stesso drammatico vuoto di idee rivelato dal socialismo europeo nella vicenda greca e nel dramma degli immigrati, le spaccature che rischiano di condannare all’impotenza la sinistra in Italia come in Grecia, dovrebbero suonare come drammatico campanello d’allarme. Spalancano uno spazio politico inedito per le avventure più reazionarie della destra nazionalista e antieuropeista. Illudono che l’unica scorciatoia possibile sia tutelare gli interessi delle classi popolari sulla base di appartenenze etniche, fomentando la guerra fra poveri. E’ interessante notare che proprio oggi si profila nella destra milanese la candidatura a sindaco di Paolo Del Debbio, cioè di uno smaliziato demagogo che ha utilizzato una trasmissione televisiva per lanciare con accurata pianificazione dall’alto campagne mediatiche di generica antipolitica, scegliendosi di volta in volta bersagli di comodo ai margini di una società sofferente.
Pensare che questo sia il momento delle scissioni e delle separazioni vuol dire ignorare la storia delle sconfitte della sinistra e delle gravi conseguenze che esse hanno provocato. Milano può essere il luogo di una ripartenza unitaria dal basso, fondata sulla partecipazione e sul senso civico di una comunità che l’esperienza della giunta Pisapia ha risvegliato. Dissipare questo patrimonio sarebbe suicida.

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