La destra fascioleghista abusa del tricolore per fomentare guerre fra poveri

venerdì, 17 luglio 2015

L’uso improprio della bandiera tricolore per contrassegnare frontiere immaginarie: è l’ultima sfida del fascioleghismo nelle periferie urbane di un paese della cui purezza etnica si ergono a difensori. Italiani contro profughi, poveracci contro poveracci. Un nazionalismo anacronistico strumentalizzato per alimentare il rancore sociale in situazioni già disagiate. Da Forza Nuova a Quinto (Treviso) fino a Casapound nella borgata romana di Casale San Nicola, il riferimento politico dell’estrema destra è ormai univocamente la Lega. La propaganda incendiaria trova una miccia facile nel malessere dei quartieri degradati dove la parola d’ordine diventa: “i veri profughi siamo noi”.
Non c’è spazio per la pietà e la comprensione del dramma, incommensurabilmente più grande, vissuto da chi scappa dalla sponda sud del Mediterraneo. L’odio razziale dei mestatori si trincera dietro ai comitati della protesta popolare, e li manipola cinicamente. Sono le avvisaglie di un etnonazionalismo che riemerge nel sonno della ragione come incubo novecentesco, dopo che l’Europa si è dimostrata incapace di reagire con spirito unitario e lungimirante a un collasso geo-politico determinato anche dalla sua impotenza.

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