La “rivoluzione copernicana” di Renzi è un sintomo di fragilità politica

mercoledì, 22 luglio 2015

Matteo Renzi sta vivendo un momento di estrema difficoltà e, come spesso usa fare in tali frangenti, gioca d’azzardo. Vede franare una parte cospicua del suo elettorato (di sinistra) mentre si rivela ostico il suo progetto di occupazione del centro moderato. Comincia a circolare la sfiducia nei confronti del “grande comunicatore”. Non possiamo compiacercene perchè nello scenario politico italiano le uniche alternative a Renzi che s’intravedono sono di destra, anzi, di estrema destra.
Come ben richiama Andrea Mollica qui sotto citando Yoram Gutgeld, i consulenti economici di Renzi si cimentano in una spericolata inversione a U per giustificare la scelta di abolire Imi e Tasi nel 2016. Ben altre erano le priorità indicate per un virtuoso piano di riduzione della pressione fiscale. Tale disinvoltura lo espone a numerose incognite, non ultima uno scontro frontale con le direttive Ue sul pareggio di bilancio. Diverso sarebbe stato se, come da sinistra viene sollecitato a fare, il governo italiano avesse deciso di impegnarsi per un radicale cambiamento delle regole comunitarie.
Ancora una volta la sinistra di governo appare subalterna culturalmente agli argomenti della destra, proprio come sui temi della sicurezza. E ancora una volta è probabile che, dovendo scegliere tra la fotocopia e l’originale, gli elettori non si fidino dei maldestri imitatori. Temo che ignorando i processi sociali in atto e i comportamenti elettorali che ne sono derivati, Renzi finisca per indebolire ulteriormente un Pd già completamente disorientato sul piano culturale.

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