Istat: nei primi 6 mesi del 2015 sono calati gli occupati. Nuovo record della disoccupazione giovanile

venerdì, 31 luglio 2015

A giugno il mercato del lavoro del nostro Paese ha subito un ulteriore peggioramento, come rileva il report dell’Istat. Sono calati gli occupati di 22 mila unità rispetto a maggio 2015, e di 40 mila unità su base tendenziale, giugno 2014. Il dato è ancora provvisorio, ma rispetto a gennaio 2015, quando sono iniziati gli sgravi contributivi alle aziende che assumo a tempo indeterminato, si nota una contrazione di poco più di circa 25 mila unità. Il tasso di disoccupazione è tornato ad aumentare, arrivando al 12,7%. Parte di questa dinamica è spiegata dalla diminuzione del numero degli inattivi, che cercano lavoro ma non lo trovano, una tendenza spinta dalle donne. Gli uomini che invece hanno smesso di cercare un’occupazione sono aumentati. ” Su base annua gli inattivi sono diminuiti dello 0,9% (-131 mila) e il tasso di inattività di 0,2 punti. L’aumento del numero di disoccupati negli ultimi 12 mesi è pertanto associato ad una crescita della partecipazione al mercato del lavoro, testimoniata dalla riduzione del numero di inattivi”, scrive Istat. Il calo dell’occupazione registrato a giugno riguarda i più giovani. Gli occupati 15-24enni diminuiscono del 2,5% rispetto a maggio (-22 mila). Il tasso di occupazione giovanile, pari al 14,5%, diminuisce di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente. Come scrive Istat, ” il numero di giovani disoccupati aumenta su base mensile (+5,2%, pari a +34 mila). L’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari all’11,5% (cioè poco più di un giovane su 10 è disoccupato). Tale incidenza aumenta nell’ultimo mese di 0,6 punti percentuali. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati) è pari al 44,2%, in aumento di 1,9 punti percentuali rispetto al mese precedente. Dal calcolo del tasso di disoccupazione sono esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perché impegnati negli studi”.

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