I tre braccianti morti in Puglia sotto al sole per pochi euro l’ora

venerdì, 7 agosto 2015

Sul “Fatto Quotidiano” di venerdì 7 agosto 2015 si ricordano le morti di tre persone, collassate nei campi agricoli della Puglia mentre svolgevano le loro mansioni di braccianti. I decessi sono avvenuti nelle ultime settimane, tutti per “morte naturale”, su cui la magistratura sta indagando. I nomi dei braccianti scomparsi sono Zakaria Ben Hassine, Paola ( donna italiana con cognome non citato) e Abdullah Mohamed. Due uomini e una donna intorno ai 50 anni, accomunati da un tragico destino. Sono morti sul lavoro, mentre raccoglievano l’uva, staccavano gli acini o caricavano le cassette dei pomodori. I decessi, avvenuti a Polignano a Mare, Andria e Nardò, sono stati favoriti dal caldo estremo di queste settimane, che spesso ha sfiorato e oltrepassato i quaranta gradi, e dalle condizioni di lavoro disumane. Sveglie mattutine alle prime ore del giorno, trasferimenti di diverse ore su camioncini per arrivare ai campi, turni incessanti senza possibilità di pause o bere acqua se non pagandola, il tutto a pochissimi euro l’ora. La morte di Paola, bracciante di 49 anni, è stata denunciata dalla Cgil. Ecco la descrizione del suo lavoro. ” “Paola ha fatto 15 anni di duro lavoro nei campi dall’alba fino a quando fa buio. Si alzava alle 2 di notte a San Giorgio Jonico, in provincia di Taranto, arrivava sui campi di Andria alle 5, rientrando nel primo pomeriggio a casa, dopo circa cinque ore di viaggio fra andata e ritorno”. Le accuse lanciate dalla Cgil sono pesantissime: sembra che in ospedale non sia mai arrivata. Il carro funebre l’ha portata direttamente dal campo di lavoro alla cella frigorifera del cimitero di Andria, dove il marito e i figli l’hanno trovata. Il primo bracciante delle campagne pugliesi a morire quest’estate è stato Mohammed Abudllah, sudanese di 47 anni che lavorava in una azienda agricola indagata per capolarato. Pochi giorni fa è morto invece Zakaria Ben Hassine, impiegato presso l’azienda agricola Gallazzi. Contratto regolare, anche se un bracciante del Burkina Faso spiega al “Fatto” una realtà piuttosto diversa. La paga è in teoria di 50 euro al giorno, come da contratto, ma parte dei soldi sono sottratti dai caporali, che si tengono ulteriore retribuzione per distribuire un panino o bottiglie d’acqua durante il lavoro. Alla fine si prendono 30 euro al giorno, per turni che sfiorano anche le dieci ore.

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