La Chiesa di Francesco è altrove: “Laudato si'” segnala l’irrilevanza dei vescovi italiani

giovedì, 20 agosto 2015

Ho appena finito di leggere l’enciclica “Laudato si'” di papa Francesco che mi sollecita a ridimensionare la portata delle controversie aperte nella Conferenza episcopale italiana. Se non vado errato, l’unico italiano di epoca contemporanea citato nelle note di questo documento è il teologo Romano Guardini (peraltro naturalizzato tedesco fin dalla sua più tenera infanzia). Vi invito a leggerle, queste note attraverso cui l’attuale vescovo di Roma supporta la sua visione universalistica dei modelli di sviluppo e di consumo, denunciando il “paradigma tecnocratico”, il predominio della finanza, una politica subalterna all’economia, la dissipazione delle risorse ambientali. Troverete citazioni delle Conferenze episcopali di ogni continente, con prevalenza di quelle latino-americane, seguite da quelle asiatiche e dell’Oceania. L’Europa vi compare marginalmente, soprattutto con riferimenti al passato. L’Italia è quasi del tutto assente, se non per il continuo richiamo a San Francesco d’Assisi, a San Bonaventura e al monachesimo di San Benedetto.
Capisco che sia dura da digerire, ma gli equilibri di potere interni alla Cei, i malumori della vecchia guardia, i giudizi più o meno severi sulla nostra classe politica, scivolano nell’irrilevanza. Del resto vale anche l’inverso: nessuno dei responsabili delle politiche economiche e ambientali, nessuno tra i difensori delle regole vigenti nella cosiddetta economia di mercato, finora si è cimentato in una critica argomentata delle tesi dirompenti esposte nella “Laudato si'”. Forse considerano questa enciclica un manifesto ideologico privo di rilevanza concreta, non meritevole di contestazioni nel merito. Credo che commettano un grave errore di sottovalutazione.

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