I greci votano spesso ma decidono sempre di meno: così la democrazia col singhiozzo rischia il collasso

sabato, 22 agosto 2015

Per la terza volta nel corso dello stesso anno i cittadini greci saranno chiamati a esprimersi con suffragio universale sul futuro del loro paese strozzato dai debiti e impoverito da una recessione feroce. Il Parlamento di Atene, eletto a gennaio, verrà di nuovo sciolto nei prossimi giorni. Nel frattempo il popolo è stato chiamato a esprimersi anche in un referendum sulle richieste formulate dall’Unione europea al governo Tsipras.
Meglio un paese in cui si vota spesso che un paese in cui si decide senza votare, sia ben chiaro. Da questo punto di vista, la patria della democrazia merita apprezzamento per come sdrammatizza il ricorso alle urne ogni qual volta si profili la necessità di una scelta in contraddizione col responso della tornata elettorale precedente.
Eppure… Con tutta la simpatia per la leadership pragmatica e autorevole di Alexis Tsipras, ora alle prese con una scissione della sinistra anti-euro di Syriza, credo che questa democrazia affetta da crisi di singhiozzo mostri una debolezza preoccupante. I greci votano spesso, è vero, ma è evidente che la loro sovranità soffre una caduta verticale. Al loro responso si appella una politica sempre più impotente, il che le fa onore ma al tempo stesso spaventa. Dietro alla democrazia col singhiozzo s’intravede lo spettro della tecnocrazia autoritaria in agguato.

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